Questa volta a restituire antiche anfore è il mare di Sicilia a Filicudi

Tre anfore integre, due più piccole del tipo MSG 2 del III secolo a.C. e una di maggiori dimensioni di tipologia greco-italica appartenente al II secolo a.C. insieme a frammenti di un’anfora di tipologia Keay XXV, di provenienza tunisina. Questo è quanto riportato in superficie dai fondali dell’isola di Filicudi, nell’arcipelago siciliano delle Eolie.

Sembra proprio che sia un periodo di continue scoperte e ritrovamenti. In tempi estremamente recenti mi è già capitato di scrivere su eventi di questo tipo, tutti nei mari di Sicilia.

Alberto Samonà, giornalista e assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana

Tra quelle strappate al mare il 22 giugno 2021, l’anfora più grande riporta incisa la lettera Eta, probabile sigla del costruttore che la fece imprimere sull’oggetto prima della cottura definitiva.

Le anfore sono state rintracciate durante le operazioni di controllo portate avanti dalla Soprintendenza del Mare, alla presenza della Soprintendente Valeria Li Vigni, di Pietro Selvaggio del Nucleo subacqueo e dell’ispettore onorario, Salvino Antioco.

Un recupero che è stato portato a felice conclusione grazie alla collaborazione offerta dall’armatore del catamarano Kaskazi Four e dall’Associazione “Attiva Stromboli” (link).

I reperti sono stati consegnati al Museo di Filicudi (link).

Siamo stati tempestivi – racconta Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare – in un’operazione di monitoraggio e recupero che ha salvaguardato alla pubblica fruizione i beni, che da oggi saranno visibili al museo Bernabò Brea, nella sezione distaccata di Filicudi. Un’operazione che ci riempie di gioia e ci motiva giornalmente nell’attività di vigilanza, recupero e tutela dei beni custoditi in fondo al mare”.

Il mare delle Eolie – sottolinea Alberto Samonà, assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana – si rivela ricco di reperti che testimoniano la vitalità dei traffici commerciali che hanno animato il mare della Sicilia nel passato. Ancora una volta la collaborazione tra le associazioni e la Soprintendenza del Mare si è rivelata preziosa consentendoci di recuperare e proteggere un prezioso patrimonio che rimane nella sua sede di ritrovamento nel senso di una continuità di lettura”.

Il Parco archeologico delle Eolie – dice Rosario Vilardi, direttore del Parco – è felice di accogliere ed esporre nelle sue sale il prezioso patrimonio recuperato dalla Soprintendenza del Mare. Si tratta di un’operazione che permette di mantenere sul posto ciò che è stato restituito dal mare, nel segno di un’unitarietà di lettura scientifica che ci consente di ricostruire, nelle sale museali delle Eolie, oltre 8000 anni di storia testimoniata”.

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