Sicilia e Archeologia, gran fermento: l’Imperatore Augusto torna a Centuripe, rostri di antiche navi dai fondali marini delle Egadi, risultati in molti scavi

Non è più possibile chiamarla primavera, ma per i Beni culturali e l’archeologia in Sicilia siamo in piena estate, un periodo di piena valorizzazione e moltiplicazione delle indagini sul campo, una stagione iniziata prima di quella annuale e che durerà ben più a lungo.

È quanto sta avvenendo, ma già in precedenti miei articoli ne avevo dato un quadro chiaro e una spinta sempre più forte alla ricerca, al ritrovamento di reperti e alla sistemazione/riapertura di musei. Adesso sono tre i nuovi principali filoni che danno l’idea degli ultimi risultati, il primo a Centuripe, in provincia di Enna.

L’Augusto di Centuripe

Prima di tutto il ritorno del ritratto marmoreo che raffigura l’imperatore Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, opera che il 28 agosto (ore 18 la cerimonia) troverà collocazione al Museo Archeologico Regionale di Centuripe (link). E la scultura torna dopo ben 83 anni, a esclusione della breve parentesi siciliana a settembre del 2011.

“Il rientro del Ritratto di Augusto e degli altri reperti a Centuripe e l’esposizione nel loro contesto originario – sottolinea Alberto Samonà, assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana – è espressione della visione del Governo regionale che mira a valorizzare i territori della Sicilia, restituendo una narrazione che valorizzi la storia e l’identità dei luoghi attraverso la cultura. É anche un bell’esempio di collaborazione tra i Parchi archeologici di Catania e Siracusa, volta a creare i presupposti per la nascita di un’offerta omogenea e di un museo diffuso, in grado di far dialogare luoghi diversi nel nome di una nuova strategia di promozione dei beni culturali. Oggi realizziamo un triplice obiettivo: ”Una festa per Centuripe e la sua comunità, la nascita del “grande Paolo Orsi”, quel museo diffuso in grado di potenziarne l’offerta culturale, e un’intesa tra parchi archeologici nel nome della Cultura”.

È il “più bel ritratto dell’imperatore mai rinvenuto in Sicilia”, per molti anni custodito nei depositi del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa senza che occhio potesse vedere. L’artistica e antica rappresentazione di Augusto non sarà sola. Tra due giorni al Museo di Centuripe arriveranno altri reperti, l’intera collezione “centuripina” che comprende altri due straordinari ritratti di Germanico e Druso Minore, oltre a importanti vasi e diverse opere fittili. In questo modo si vuole raggiungere un altro obiettivo, “far conoscere l’offerta culturale del “Paolo Orsi” anche al di fuori della sede museale aretusea, creando i presupposti per un museo diffuso che possa far dialogare territori diversi“.

“L’arrivo dei tre ritratti arricchirà l’esposizione che, a buon diritto può essere definita il fulcro del Museo, costituita dal complesso proveniente dal vicino edificio di età imperiale tradizionalmente detto degli Augustales – rimarca Gioconda Lamagna, direttrice del Parco Archeologico di Catania e della Valle dell’Aci Imponenti statue marmoree, teste-ritratto, iscrizioni onorarie in latino, che destano grande impressione anche per l’allestimento, di grande effetto scenografico; ad essi si aggiungeranno i tre ritratti del “Paolo Orsi”, con il duplice risultato di ricostituire il contesto di provenienza e di arricchire il già cospicuo patrimonio di storia e arte del Museo di Centuripe. Sarà insomma un’occasione per riaccendere i riflettori sull’importantissimo patrimonio archeologico della città e rilanciare l’immagine del museo dopo la lunga pausa imposta dall’emergenza Covid”.

La Testa di Augusto fu ritrovata proprio a Centuripe il 30 aprile 1938, nel pieno delle celebrazioni del bimillenario augusteo, da uno degli operai intenti a scavare il cavo di fondazione di uno dei quattro piloni destinati a sorreggere un tratto di strada. Il ritratto è scolpito sullo stesso modello di quello della statua di Augusto che è stata rinvenuta nella villa della moglie Livia a Prima Porta, e che oggi può essere ammirata nei Musei Vaticani.

“Il Laboratorio Centuripe – afferma Carlo Staffile, direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai – è il primo esempio del nostro Parco Archeologico, di cui il prestigioso museo “Paolo Orsi” fa parte, di offrire ai musei archeologici siciliani il prestito a lunga scadenza di una collezione archeologica ad oggi non esposta nelle sale del museo aretuseo. Un’intera collezione, e non il singolo reperto, significa trasferire il senso di una storia e di una cultura materiale venuta alla luce grazie all’opera di grandi archeologi, significa cambiare la narrazione di un paese attraverso il trasferimento di un pezzo di museo in altro museo. Non uno smembramento, dunque, ma una restituzione, in cui il valore e la storia del territorio di riferimento diventano occasione di riscoperta per la cittadinanza delle proprie radici e, per i visitatori, l’opportunità di scoprire un nuovo itinerario turistico-culturale”.

Centuripe ha iniziato una fase ricca di manifestazioni importanti. Un progetto di rinascita culturale ricco di appuntamenti, alcuni già avviati e altri in atto, dall’inaugurazione del primo centro espositivo del paese con la mostra “Segni”, alla valorizzazione del Riparo Cassataro che custodisce antichi dipinti rupestri. Dalla riapertura dell’Anfiteatro della Dogana con il Concerto del Coro Lirico Siciliano, al ritorno dell’Augustus che si ricongiunge, dopo 83 anni, con il gruppo scultoreo di provenienza. Ritorno per lungo tempo atteso dalla comunità.

“Il rientro della Testa di Augusto – dice Salvatore La Spina, sindaco di Centuripe – rappresenta un momento molto importante per tutta la comunità. Questo ritratto, per la sua bellezza ed eleganza, spero possa rappresentare il simbolo della rinascita del paese, un marchio identificativo di quello che è il nostro progetto di rilancio <Centuripe Città Imperiale>. Ringrazio l’assessore Alberto Samonà, la direttrice Gioconda Lamagna, il direttore Carlo Staffile, e tutti i funzionari dell’Assessorato e dei Parchi Archeologici di Siracusa e Catania per l’importante collaborazione intrapresa negli scorsi mesi che ha consentito il rientro dell’Imperatore a casa”.

Museo Archeologico Regionale di Centuripe
Via SS. Crocifisso 1 – Centuripe (EN)
Ingresso gratuito
Aperto tutti i giorni dalle ore 9 alle 19 (ultimo ingresso ore 18,30)
Info: 093573079
www.centuripecittaimperiale.com/museo-archeologico-regionale/

Due rostri di antiche navi, recuperati al largo delle isole Egadi

Sono in tutto 25 i rostri di antiche navi d’epoca punica individuati negli anni sui fondali marini al largo delle isole Egadi. Uno dei due oggetti appena recuperati era stato già individuato da Sebastiano Tusa. Quello specchio d’acqua fu teatro della celebre battaglia navale delle Egadi che si svolse nel 241 a.C. e che chiuse la prima guerra punica.

“Il mare delle Egadi – evidenzia Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare – continua a fornire formidabili osservazioni sulla Battaglia delle Egadi, che contribuiscono a farci scrivere importanti pagine di storia”.

Il recupero, come anche la documentazione riguardante il carico del relitto che si trova a 90 metri di profondità, è stato effettuato con l’utilizzo della Hercules (link), nave di ricerca e indagine oceanografica della RPM Nautical Foundation (link), organizzazione statunitense no-profit nata con lo scopo di sviluppare la ricerca archeologica subacquea e al fianco della Regione Siciliana nella ricerca in mare.

Una collaborazione tra enti diversi, anche internazionali, messa in evidenza dall’assessore regionale Alberto Samonà come successo nella ricerca di testimonianze che documentano la presenza di reperti sui fondali marini, tutto con il coordinamento della SopMare-Soprintendenza del Mare (link).

L’operazione è stata molto impegnativa e richiedeva particolare delicatezza. In tutto questo lavoro subacqueo si sono impegnati gli specialisti italiani di immersioni profonde della SDSS.

La catalogazione, sulla base dei filmati subacquei ha mostrato un aspetto particolare oltre che rilevatore su un relitto individuato da qualche giorno nell’area vicina. In breve, sono presenti diverse tipologie di anfore, quindi il mercantile aveva in stiva diversi prodotti: Vino, garum – una salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi romani aggiungevano come condimento a molti piatti – e grano.

Dopo il recupero nell’area portato avanti dalla SopMare, i due rostri sono stati sistemati nello Stabilimento Florio di Favignana: compiute la desalinizzazione e il restauro saranno esposti al Museo nell’area dedicata alla Battaglia delle Egadi.

Scavi archeologici in provincia di Ragusa: Chiaramonte Gulfi, Monterosso, Giarratana, Modica, Scicli

Se la campagna gli scavi a Chiaramonte Gulfi (Ragusa) è stata completata, la Soprintendenza dei Beni culturali di Ragusa si prepara per nuove ricerche archeologiche nel territorio tra Monterosso Almo e Giarratana.

Ricerche molto particolareggiate in contrada San Nicola-Giglia portate avanti fino alle scorse settimane dal Dipartimento di Storia e Civiltà dell’Università “Alma Mater” di Bologna, sotto la direzione della professoressa Isabella Baldini, scavi archeologici che fanno comunque capo a un lavoro pluriennale: oltre un centinaio di tombe con ricchi corredi ed iscrizioni funerarie, appartenenti a un nucleo di lingua greca che abitava la zona e in cui, dal II al IX secolo d.C. sarebbe sorto il villaggio di Gulfi.

Gli ultimo scavi archeologici hanno riguardato una necropoli e un abitato di età romano-imperiale e tardoantica. Nel corso della campagna sono stati portati in luce ampi lembi di abitato, scoperta questa che rende lo scavo un unicum dal momento che, per le epoche di riferimento, non è mai successo di rinvenire contestualmente abitato e necropoli.

Tutta l’area del Ragusano è letteralmente una miniera di informazioni sul passato, tanto che si susseguono continue ricerche. Lo stesso Samonà ha sottolineato come le numerose campagne di scavi attivate grazie alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Ragusa, diretta da Antonino De Marco, che tiene rapporti sempre più fitti con prestigiose università italiane ed europee, stanno fornendo importanti elementi per una riscrittura della storia del territorio.

L’Università di Genova ha indagato in contrada Cifali, nella campagna di Chiaramonte Gulfi. Nel sito archeologico, sotto la direzione del professore Antonino Facella, è stata approfondita la conoscenza di un sito di estremamente interessante, abitato attraverso diverse epoche, un lungo periodo dall’età greca a quella islamica.

Gli scavi, dove negli anni hanno lavorato insieme le Università di Genova e Pisa (quest’ultima con il professore Federico Cantini), hanno fatto emergere resti di un grande impianto termale, molto probabilmente di un edificio privato attivo sin dal III secolo d.C., trasformatosi in età tardo-antica quando sul “castellum aquarum” fu edificata una fornace per fittili.

Nella parte più a settentrione del sito sono state trovate anche sepolture di rito islamico e parte di alcune abitazioni della stessa epoca.

Tra settembre e ottobre dovrebbero riprendere gli scavi in contrada Scorrione, a Modica, dove il team diretto dal professore Joan Pinar Gil dell’Università di Hradec Králove (Universitas Reginaegradecensis) in Boemia orientale/Repubblica Ceca, sta indagando alcuni ipogei tardoantichi.

Altra linea di indagine archeologica a Scicli dove nei prossimi mesi riprenderanno gli scavi al Castello medievale dei Tre Cantoni: lavoro che avverrà in collaborazione con l’equipe diretta dal medievalista professore Sławomir Moźdioc dell’Istituto di Archeologia ed Etnologia dell’Accademia delle Scienze di Bratislava.

Discorso a parte merita invece un Ipogeo dell’età del Rame individuato in contrada Calaforno tra Monterosso Almo e Giarratana: è stato possibile scavare buona parte del recesso con l’ampia sala d’accesso ma, all’esterno, è stato ritrovato un dromos, quindi un corridoio d’ingresso preceduto da un ambiente circolare in tecnica megalitica. Il ritrovamento conferma i rapporti con la contemporanea cultura architettonica maltese dei grandi templi.

Nell’ambiente circolare esterno che precede il dromos è stata trovata una gran quantità di ceramiche, tuttora in fase di restauro avanzato: questi reperti, per i tipi isolati, rivoluzionano totalmente il quadro delle conoscenze sulle forme di vasellame note fino a oggi per le varie fasi dell’età del Rame in Sicilia.

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