Numerose volte ho scritto di recuperi archeologici nei mari di Sicilia (il caso di Filicudi – link, o quello di San Vito Lo Capo – link), di come i fondali siano forzieri che nascondono testimonianze del passato, antichi relitti, rostri delle navi da guerra, il carico di quelle commerciali, antichi velieri di epoca greca, punica, romana. Questa volta la vicenda riguarda un’antica nave perduta, una nave oneraria romana trovata nei fondali del mare che bagna i 585,83 ettari della Riserva naturale di Capo Gallo (link alla pagina della Riserva Naturale Orientata).
Perché perduta?
Il relitto era stato trovato mezzo secolo fa, negli anni 70. Era adagiato sul fondale tra i 45 e i 50 metri di profondità. Autore del ritrovamento fu Ciccio-Francesco Pedone, storico sub palermitano che aveva collaborato anche con l’archeologo Vincenzo Tusa, padre di Sebastiano, al quale aveva fatto avere sei anfore facenti parte del carico. Questi reperti furono poi custoditi al Museo archeologico Regionale “A. Salinas”. Ma i resti dell’imbarcazione non erano stati georeferenziati né catalogati.
Col passare degli anni le tracce dell’antica nave e del suo carico andarono perse, ma non la memoria di quel momento.
Da qui la ricerca di Stefano Vinciguerra (alla conduzione del gruppo sub della SopMare-Soprintendenza del Mare), l’incontro con Ciccio Pedone che ha raccontato l’episodio di 50 anni fa. È stata la prima e decisiva tappa che ha permesso di riavviare il meccanismo di ricerca.
Così è iniziata una nuova ricognizione in mare, presente anche Ciccio-Francesco Pedone insieme a Salvatore Ferrara e a Pasquale Giannantonio (operatore tecnico subacqueo ed esperto pilota ROV che lavora su piattaforme offshore), tutti e due appassionati di archeologia subacquea nonché storici collaboratori esterni della Soprintendenza del Mare. Supporto decisivo della Polizia di Stato con il proprio gruppo subacqueo di sommozzatori, l’Ispettore Daniele Testa e gli Assistenti capo coordinatore Salvatore Crisà, Umberto Ferrante, Dario D’Angelo, Ass. capo Giuseppe Inno.
Ed ecco che l’antica nave oneraria romana è stata ritrovata il 29 settembre. La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha appena effettuato il rilievo 3D del carico di anfore mentre, a circa 49 metri di profondità, è stata recuperata una delle anfore, una di tipo Dressel 10 (I secolo d.C.), dal profilo panciuto: servirà per i primi rilevi archeologici e per gli esami di laboratorio. Tutto il carico del relitto è coperto da uno strato molto spesso di sabbia portata dalle correnti sottomarine.
“Il recupero dell’anfora avvenuto la mattina del 29 settembre – sottolinea Alberto Samonà, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana – ha un’importante valenza, sia per il valore intrinseco del rinvenimento, sia perché testimonia la passione con cui opera chi si occupa di archeologia subacquea e che, attraverso la Soprintendenza del Mare, è interlocutore prezioso della Regione. L’individuazione, il recupero e il mantenimento del patrimonio culturale, sia esso sepolto sotto terra che sommerso dall’acqua, è una risorsa importante della nostra storia che va compreso e custodito. È emozionante pensare come del ritrovamento odierno si sarebbero perse le tracce se un appassionato e scrupoloso funzionario dell’amministrazione regionale, a capo del nucleo sub, non avesse indagato per rintracciare il testimone capace di ricostruire, sulla base della propria memoria, il luogo del relitto, di cui il tempo aveva sbiadito (e avrebbe cancellato) la memoria”.
“Con questo recupero – aggiunge Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare – si concludono le operazioni di individuazione di un relitto dimenticato, che si devono allo spirito di iniziativa di Stefano Vinciguerra, esperto sub e responsabile del nostro gruppo subacqueo che, sulla base di frammenti di memoria, ha provveduto a rintracciare il testimone, portarlo sul luogo dell’inabissamento e recuperare, sulla base di punti di riferimento personali di Ciccio Pedone, il luogo in cui si trova la nave. È importante evidenziare, infatti, come in moltissime delle operazioni della SopMare è di fondamentale importanza il ruolo svolto dai sub, dai diving e dai semplici appassionati che svolgono il ruolo di vere e proprie sentinelle del mare”.
Una notizia davvero interessante! Io studio Beni Culturali e queste scoperte di reperti antichi (in questo caso di un relitto dell’antica Roma) non possono far altro che affascinarmi!
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Condivido. Oltretutto in Sicilia si sta attraversando un periodo felice con ritrovamento, riprese di scavi, nuove scoperte. Sono sorpreso in maniera estremamente piacevole. Gratificato anche da siciliano e da italiano, oltre che da cultore di storia e archeologia
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Ne sono veramente felice! Ti auguro ogni bene!
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Che bell’articolo davvero!
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Grazie! Rispondo solo adesso perché sto presiedendo una sezione elettorale a Roma-San Lorenzo.
Grazie ancora
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