É come dire che la Penisola italiana rimane sempre terreno di saccheggio. Ormai ho preso il numero delle volte che ho raccontato queste storie di furti e depredazioni. Altri episodi, tra i più recenti, li ho inseriti da un anno a questa parte su questo mio blog. In quest’ultima “puntata” lo scenario è la Puglia, terra privata di beni preziosi, più di 2.000 reperti archeologici della Magna Grecia databili tra il VI e il II secolo a.C., rubati nell’area di Taranto e da lì portati in Germania, Belgio, Olanda e Svizzera. Adesso recuperati dai Carabinieri TPC-Sezione Archeologia.

Non a caso – quindi – per questa impresa dei Carabinieri è stato scelto il nome di “Operazione Taras“: Taras era il nome greco Τάρας di un eroe, figlio di Posidone e di una ninfa tarantina, rappresentato in alcune monete d’epoca greca come cavaliere su un delfino. Da qui dovrebbe aver preso il nome l’antica, storica e poi potente città della Magna Grecia, Taras, fondata verso il 706 a.C. – sul colle di Saturo – da coloni spartani guidati dal leggendario Falanto (Φάλανθος). Centro urbano che, nei secoli, dopo le grandi trasformazioni e spostamenti dell’abitato, sarebbe diventato Taranto.
Tornando all’operazione dei Carabinieri TPC, on c’è mai stato un solo metodo per questi ladri e capibanda, esperti nel traffico illegale internazionale, per portare fuori pezzi di tale valore storico e monetario, pur avendo tutti dei tratti comuni nel loro traffico.
Dopo decenni di lotta a questo sistema di criminali la furbizia a loro non manca. Questa volta il metodo è stata la piena sfacciataggine, visto che il protagonista, il contrabbandiere di opere d’arte, trasportava tutto tranquillamente in treno mentre viaggiava verso mete europee, diretto a un hotel di Monaco di Baviera portandosi appresso diversi pacchi chiusi in valigie… come fossero normali bagagli.
Cosa c’era in questi pacchi? Nel viaggio in cui lo hanno arrestato, già a gennaio 2020, aveva con sé diversi reperti archeologici di notevole interesse storico-scientifico, tra questi spiccava un elmo corinzio in bronzo.
Come sottolineato dai Carabinieri TPC-Nucleo Tutela Partimonio Culturale – Sezione Archeologia comandata dal Maggiore Paolo Salvatori, il personaggio è un noto indiziato di reati contro il patrimonio culturale. In questo suo traffico dalla Puglia, partiva in treno da Taranto, attraversava l’Austria fino alla capitale bavarese dove si fermava periodicamente in uno stesso hotel.
Ma il trafficante d’arte non restava in Germania.
Come sottolineato dai militari dell’Arma, il criminale continuava il viaggio, sempre in treno, verso Bruxelles: “La scelta di viaggiare con quel mezzo per raggiungere destinazioni così lontane, piuttosto che utilizzare il più comodo e rapido aereo, ha fatto intuire che si trattasse di un espediente per eludere eventuali controlli di polizia“.
In tutto questo movimento di pedinamenti, controlli, accertamenti, si è mossa pure la polizia bavarese.



I risultati dell’indagine e la raccolta dei riscontri, già comunicati alla Procura della Repubblica di Roma, sono stati poi trasmessi alla Procura di Taranto.
Sono partite intercettazioni telefoniche e ambientali, registrazioni video, servizi di Osservazione, Controllo e Pedinamento (OCP) sia in Italia che all’estero. Per non parlare delle tante rogatorie e Ordini d’Indagine Europei (OIE) verso la Germania, il Belgio, l’Olanda e la Svizzera.
Da tutto questo lavoro è venuta fuori un’importate organizzazione criminale con punti d’appoggio all’estero e che controllava un vasto traffico illecito di reperti archeologici.
Nei mesi di giugno e luglio 2020, in collaborazione con la Polizia belga e quella olandese, sono state effettuate perquisizioni presso obiettivi localizzati in Belgio e in Olanda con servizi di osservazione e pedinamento. Un’abitazione di Bruxelles (Belgio) si è rivelata essere la base d’appoggio e il deposito del soggetto arrestato in Germania: lì infatti sono stati sequestrati circa MILLE reperti archeologici provenienti dall’Italia, perlopiù dall’area di Taranto e Provincia, risalenti al periodo compreso dal VI al II secolo a.C. [tra questi] ceramiche a figure rosse, ceramiche miniaturistiche, ceramiche votive, corredi funerari, utensili in bronzo e un altro elmo corinzio in bronzo. Contestualmente sono stati individuati altri importanti reperti italiani provento di scavo clandestino, commercializzati a Bruxelles presso esercenti di settore inconsapevoli della loro provenienza illecita, nonché un laboratorio specializzato in restauri di oggetti d’arte antichi a Delft (Olanda), dove erano stati portati nel tempo diversi beni archeologici per i restauri propedeutici alla loro offerta sul mercato.
Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale – Sezione Archeologia
Si erano organizzati al meglio per portare via, un po’ alla volta, tutto questo tesoro. Non scoperti, non si sarebbero fermati. Gli oggetti, giunti a destinazione nel Nord dell’Europa, se ne avevano bisogno, venivano pure restauri in modo da presentarli al meglio ai compratori.
Mille reperti erano ancora custoditi a Taranto in modo da “traghettarli” pian piano e senza dare nell’occhio, verso l’estero.
Nonostante le limitazioni e le difficoltà dovute alla pandemia da COVID-19, gli accertamenti sono proseguiti. Si è configurata un’associazione criminale, ricalcante la filiera criminale tipica di questo settore, a partire dai cosiddetti “tombaroli” che riforniscono di reperti i ricettatori di primo e secondo livello, i quali a loro volta alimentano i trafficanti internazionali.
L’individuazione di queste figure ha portato nell’ottobre scorso a eseguire nella provincia di Taranto perquisizioni presso le abitazioni dei soggetti coinvolti a vario titolo nel traffico illecito, giungendo al sequestro di ulteriori circa MILLE reperti, risalenti al periodo compreso tra il VI e il II secolo a.C., riferibili prevalentemente alle aree archeologiche tarantine, e in particolare: ceramiche a figure rosse, ceramiche miniaturistiche, ceramiche votive, corredi funerari, utensili in bronzo, lastre di coperture sepolcrali in terracotta, pregevoli monili in oro, nonché due sofisticati metal-detector e diversi strumenti per il sondaggio del terreno (spilloni). Sono state deferite 13 persone per associazione per delinquere, ricettazione, scavo clandestino e impossessamento illecito di reperti archeologici.
Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale – Sezione Archeologia
C’è stato anche un altro risvolto positivo grazie alle indagini e alla collaborazione con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo di Taranto: sono stati scoperti numerosi scavi clandestini in aree archeologiche di Taranto e provincia. In questo modo è stato possibile tracciare un quadro sui probabili siti di provenienza dei reperti che sono stati sequestrati durante l’Operazione Taras.
L’epilogo delle indagini vede di nuovo l’arresto a Delft, in Olanda, pochi giorni fa, da parte della Polizia olandese in coordinamento con i Carabinieri TPC, del promotore dell’associazione criminale, già arrestato a suo tempo in Germania, nonché il sequestro di un ulteriore elmo corinzio in bronzo, che era stato affidato al citato laboratorio per il restauro.
L’episodio è emblematico: nonostante la consapevolezza delle indagini in corso, il soggetto ha agito nella totale indifferenza per le eventuali conseguenze, a dimostrazione dell’entità del volume d’affari generato dal traffico illecito di reperti, evidentemente così remunerativo da giustificare i rischi e l’alta probabilità di essere scoperto.
Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale – Sezione Archeologia
Sono tuttora in corso, sia sul canale della cooperazione internazionale di Polizia che su quello giudiziario, grazie all’intensa e immediata collaborazione con Eurojust, Europol e Interpol, le attività per il rimpatrio di diversi beni localizzati in Olanda, Germania e Stati Uniti, provento del traffico illecito riconducibile a questa associazione a delinquere.
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