Capodanno in versi sulla scia del Natale: speranza poetica, magia e realtà, sei visioni del grande Gianni Rodari, augurio-carezza per un felice nuovo anno

Da un messaggio di una cara amica ho preso lo spunto per una rassegna di poesie scritte da Gianni Rodari, scrittore, poeta e giornalista italiano, il primo a essere insignito (1970) del prestigioso Premio Hans Christian Andersen. Sono parole che seguono il filo rosso dei festeggiamenti di fine anno, iniziando dal Capodanno in versi con una sua filastrocca, al “Pianeta degli Alberi di Natale” passando per “L’Anno Nuovo”, “O Anno Nuovo”, “Il Magico Natale” e la “Filastrocca di Natale”.

“Fammi gli auguri per tutto l’anno:

voglio un gennaio col sole d’aprile,

un luglio fresco, un marzo gentile;

voglio un giorno senza sera,

voglio un mare senza bufera;

voglio un pane sempre fresco,

sul cipresso il fiore del pesco;

che siano amici il gatto e il cane,

che diano latte le fontane.

Se voglio troppo, non darmi niente,

dammi una faccia allegra solamente!”.

Filastrocca di Capodanno

A seguire, una doppia visione con altrettante composizioni di Rodari sulla non prevedibilità del futuro e il destino che tale non è, ma è fatto di esistenze create dalle sole mani umane, giorno per giorno, istante per istante. Un anno nuovo? Chissà cosa sarà mai, come diventerà per ognuno di noi…

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?

Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno”.

L’Anno Nuovo

“O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?

Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;

controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.

Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni”.

O Anno Nuovo

L’universalità delle feste e del Natale calato in un tocco di descrizione della realtà. L’albero di plastica per creare un angolo di gioia in casa, preso in un noto grande magazzino? No, quello vero che porta con sé il suo profumo resinoso, l’aria di montagna (oggi le sensibilità ambientaliste griderebbero allo scandalo)… e la magia entra, muta tutto trasformandoli anche in luoghi di sapori desiderati, via Nazionale, piazza San Cosimato, via del Tritone, nelle vie/piazze-simbolo capitoline dove la festa si concentrava di gente.

Ma è magia anche per gli adulti, con i loro “giocattoli” per persone più grandi, le diverse esigenze rispetto ai piccoli.

Desideri, desideri, desideri. Ma il più grande valore, la più grande ricchezza e gioia, quella vera, è fatto di auguri, quelli regalati col cuore, in quantità infinita.

“S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

—-

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.

—-

In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

—-

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti”.

Il Magico Natale

Nella successiva filastrocca dominano e si contrappongono fantasia e realtà. La prima fa subito sognare, fa desiderare, riempie gli occhi, sembra realmente appagare il desiderio. Poi si rivela per quel che è nei fatti: solo un riflesso. E fa male. Da eliminare prima che prosegua nel suo doloroso inganno.

“Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera,
ma per i bambini è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un albereto.
Che strani fiori, che frutti buoni
Oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavalo che spicca il salto.
Quasi lo tocco… ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.
Ci sono soltanto i fiori del gelo
Sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:
io lo cancello con un dito”.

Filastrocca di Natale

Per concludere con i versi di Rodari, l’immagine di un pianeta fantastico, diverso dal nostro mondo. Una terra fatata e meravigliosa dove vanno tutti i bambini che nella realtà non possono godere di regali, addobbi, luci, luci e sapori natalizi. Realtà o fantasia? Poco importa…

“Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
Presto, presto adunata, si va
sul Pianeta degli alberi di natale,
io so dove sta. Che strano, beato Pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’e’ il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
ti fa l’inchino e dice: “Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…”. Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è. Un bel Pianeta davvero
Anche se qualcuno insiste
A dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste, esisterà:
che differenza fa?”.

Il Pianeta degli Alberi di Natale
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7 commenti Aggiungi il tuo

  1. Antonio Gaggera ha detto:

    Molto belle le filastrocche. Mi hanno fatto pensare e tirato su di morale, dato che sono alle prese con gli effetti collaterali della terza dose del vaccino.
    Un grande augurio di buon 2022.

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    1. Antonio Gaggera ha detto:

      P.s.: userò una delle filastrocche per fare gli auguri a parenti e amici. 😉😉

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      1. Giuseppe Grifeo ha detto:

        È stata proprio una di queste filastrocche inviatami a pranzo da un’amica a ispirarmi per la raccolta 😁

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      2. Giuseppe Grifeo ha detto:

        Comunque, è la seconda volta che cito Rodari, anche perché mi riporta a molti anni indietro e alla poesia Il Vigile Urbano, la prima che a scuola imparai a memoria (prima elementare, avevo 5 anni)

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    2. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Sei il secondo tra tutti i miei contatti (che sono un bel po’) ad avere più effetti collaterali oltre al dolore nel punto di iniezione è un po’ di febbre. Solo per la terza dose?
      I miei genitori, 87 e 88 anni, freschi come due rose. Nessun problema neppure tra parenti e amici, quasi tutti con tre vaccini Pfizer/Moderna, in due casi AstraZeneca prime due dosi (psicoanalisti, quindi come personale sanitario gli ha passato subito questo prodotto), poi terza con Pfizer

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      1. Antonio Gaggera ha detto:

        Purtroppo ho avuto febbre alta tutte e tre le volte (prima due Pfeizer e l’ultima Moderna). Mi succede anche con l’antinfluenzale. Il medico dell’hub vaccinale mi ha detto che vuol dire che il vaccino funziona. Sarà così, ma è fastidioso, specie se i richiami si succederanno sempre più frequentemente. Ciò non toglie che farò tutti i vaccini necessari.

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          È vero però, è segno di importante reazione del sistema immunitario, quindi sta funzionando

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