Ai Carabinieri sono bastate 48 ore per dare nome e cognome ai vandali che hanno imbrattato la scogliera della Scala dei Turchi a Realmonte (Agrigento), in Sicilia. Efficienti i militari dell’Arma e lo vedo da tanti anni anche nei loro interventi a protezione di reperti archeologici e opere d’arte trafugate grazie al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.
Gli indagati sono due pregiudicati di Favara, Domenico Quaranta e un complice, Francesco Geraci. Sono personaggi già noti e pregiudicati: Quaranta è un imbianchino di 49 anni, già finito in manette nel 2002 per gli attentati terroristici alla Metropolitana di Milano, ma anche nel sito archeologico della Valle dei Templi.


I carabinieri della Compagnia di Agrigento hanno ricostruito le varie tappe del raid di questi criminali nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 gennaio, atto vandalico che aveva lo scopo di imbrattare la scogliera di marna bianca con polvere di ossido di ferro. Uno sfregio che adesso dovrebbe costare molto caro ai poveri dementi anche se i due sono stati denunciati a piede libero… in breve, sono ancora in giro.
Determinanti per le indagini la visione delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza piazzate nell’area: nelle riprese figurava un furgone con cui i due sono arrivati trasportando il materiale per imbrattare la Scala dei Turchi e per fuggire via; dal numero di targa i Carabinieri sono risaliti all’identità dei due attualmente indagati.
Nell’abitazione di uno dei due criminali i militari hanno trovato le prime prove,dei guanti sporchi di ossido di ferro, sostanza adoperata per sporcare e danneggiare la celebre scogliera. Altro ossido di ferro è stato trovato anche nel furgone.
I precedenti di uno degli indagati
I carabinieri della stazione di Realmonte e i militari della compagnia da cui dipendono, quella di Agrigento, coordinati dal maggiore Marco La Rovere, sono riusciti in sole 48 ore e con indagini molto particolareggiate, a individuare l’identità degli autori del gesto che ha deturpato la Scala dei Turchi.
Indagini e ricerche hanno avuto come supporto l’apertura di un fascicolo – nelle fasi iniziali a carico di ignoti – per l’ipotesi di reato di danneggiamento di beni avente valore paesaggistico, atto sottoscritto dalla Procura di Agrigento.
Su Domenico Quaranta: “Risulta pluripregiudicato con diversi precedenti giudiziari e di polizia – ha detto Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento – fra i quali un’altra azione di danneggiamento ai danni della marna di Punta Bianca. Risulta inoltre essere già stato sottoposto a misura di prevenzione e da ultimo nuovamente proposto, proposta tuttavia rigettata dal Tribunale di Palermo, in atto è sottoposto al divieto di avvicinamento ad Agrigento disposto dalla Questura”.
Su quanto commesso alla Scala dei Turchi, il procuratore dà una prima lettura: “Si ipotizza un’atteggiamento di generica e vaga contestazione nei confronti del sistema e delle forze dell’ordine come è dato scorgere sulle pagine dei social dell’indagato”.
Quaranta ha già sulle spalle una condanna 16 anni per gli ordigni al Tempio della Concordia di Agrigento e alla metropolitana di Milano, fra il 2001 e il 2002. L’imbianchino era andato anche oltre: utilizzando una bombola del gas aveva cercato di far saltare in aria anche la casa circondariale di Agrigento. Secondo i magistrati che dirigono le indagini, Quaranta era diventato un fanatico religioso dopo essersi convertito all’Islam.
La risposta del Tribunale di Agrigento – febbraio 2021 – alla richiesta della Procura su una misura di prevenzione nei riguardi di Domenico Quaranta:
“Pur rivelando un profilo personale irrispettoso delle regole di civile convivenza e incline alla reazione ai danni delle forze dell’ordine, si tratta di atteggiamenti certamente esecrabili e che, ove integranti illecito penale, troveranno nella sanzione penale adeguata risposta, ma che, dalla descrizione fornita nella proposta e negli allegati, non risultano avere determinato una lesione ai beni della sicurezza e tranquillità pubblica”.
A parte tutto questo, è da ricordare che la scogliera bianca è candidata a diventare Patrimonio dell’Umanità Unesco: l’averla macchiata di rosso non solo danneggiava un patrimonio plurimillenario formatosi nei lunghissimi tempi geologici della terra, ma ne avrebbe potuto fermare l’inserimento tra i beni paesistici protetti e tutelati a livello internazionale. Solo un’azione di deficenti o c’è altro dietro. Ulteriori indagini chiariranno questo punto.
Per fortuna, a distanza di circa 24 ore dal fatto, volontari e operatori sono riusciti a ripulire la pietra bianca (come descritto nel precedente articolo).


Mia personale considerazione – Come avete potuto leggere su questa pagina, uno degli indagati è un pluripregiudicato, precedenti che riguardano attentati – compiuti e progettati – che avrebbero potuto fare vittime. È un recidivo anche se nel caso della Scala dei Turchi non sono state messe in pericolo delle vite.
A livello personale non sono per le pene esemplari, ma per l’applicazione esatta della Legge uguale per tutti. Con ragionamento lucido ed equilibrato, un personaggio del genere rappresenta un pericolo sociale evidente. Una reprimenda e una “multa” non potranno essere mai sufficienti, soprattutto nei confronti di un uomo che del danneggiamento, a prescindere dal mettere in pericolo o meno l’esistenza di persone, ha fatto uno degli scopi della sua vita.
La Magistratura deve tirare le somme considerando tutti questi elementi. La clemenza fuori luogo non ha motivo d’essere e deve applicare i termini di Legge.