Il filo rosso del Destino, 運命の赤い糸 – Unmei no akai ito… e gli altri

Posso scriverlo senza temere di sbagliare. Ne siamo consapevoli tutti a più livelli di coscienza. Gran parte della letteratura, delle arti e della filosofia si è occupata del destino, dell’amore, dell’eternità o caducità dei sentimenti, dei legami tra le persone. Durante il susseguirsi degli anni la vita ci dà conferme, poi smentite, poi di nuovo ci conferma ogni capitolo e ogni assioma artistico-filosofico-leggendario. Viviamo in un carrello perennemente in corsa su montagne russe esistenziali-sentimentali. Da Giappone e Cina viene la ben nota leggenda del Filo rosso del Destino, 運命の赤い糸 – Unmei no akai ito. Parallelamente faccio precedere tutto da altri pensieri molto più occidentali, appartenenti a nostre strutture di pensiero, europee e non solo, quelle che ci accompagnano da sempre. E qui risulta evidente tutta la differenza tra i due mondi. Alla fine di tutta questa pagina ho inserito – all’ultimo momento – un pensiero di Paulo Coelho (forse il più realista?).

A voi che qui state leggendo, la scelta di simpatizzare per i diversi autori e per le diverse “catene di pensiero”. Scegliete tra frutti del pensiero, che siano leggendari o meno (i primi pescano comunque anche da elementi di esperienza reale, quotidiana, immergendoli in un tocco magico).

“Oh infami battaglie d’amore, dove il codardo è valoroso, poiché il vinto resta a guardar fuggire quello che vince”.

Pedro Calderón de la Barca, drammaturgo e religioso del XVII secolo

“I giuramenti d’amore non arrivano all’orecchio degli dei”.

Callimaco, poeta e filologo d’età ellenistica

Inserirei anche quest’altro passaggio che, seppur non proprio rivolto all’Amore, riguarda le relazioni tra uomini distinguendo tra quelle degne, giuste e le detestabili, rovinose, dannose. Si adatta bene al filo rosso di questo articolo e al vero senso di pace.

“Né gli eserciti, né i tesori costituiscono una valida difesa del regno,
ma gli amici che non si possono costringere con le armi, né comprare con l’oro,
ma si acquistano con il rispetto e la lealtà […]
Vi lascio un regno solido, se sarete onesti, vacillante, se sarete scorretti.
Nell’armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono”.

Gaio Sallustio Crispo, storico e senatore della Roma repubblicana – Bellum Iugurthinum

La leggenda del Filo rosso del Destino, 運命の赤い糸 – Unmei no akai ito

C’è subito da fare una premessa. Questa leggenda ha radici comuni tra Cina e Giappone, probabilmente è nella prima che ha le radici più antiche. Non solo: ne sono state riportate versioni piuttosto differenti nei personaggi protagonisti, come quella in cui gli “attori principali sono un imperatore cercatore di moglie, una strega che finisce decapitata, una donna (legata dal filo rosso all’imperatore) che prima è una contadina, poi figlia di un importante generale…

Il filo rosso è inteso come legame indistruttibile, nessuna negatività ed evento contrario può spezzarlo mantenendo il legame tra i due esseri umani che il destino ha sancito come uniti per sempre. Si tratta di un filo d’amore che non deve essere inteso solo come quello che vive in una coppia, ma tra figlio e madre, fratelli e sorelle, tra amici profondi.

La vera e propria storia: Wei Gu, l’anziano, il filo rosso, l’anima gemella

La leggenda narra che tutto avvenne durante la Dinastia cinese Tang (唐朝, Táng cháo) compresa tra il 618 e il 907 d.C. con il secondo imperatore dinastico Tai Zong, personaggio di grande livello politico. Il Sovrano riuscì a consolidare la riunificazione del Paese, fece entrare il Bacino del Tarim (in quella che in futuro sarebbe stata la regione autonoma del Xinjiang) sotto la sfera di influenza cinese, unificò con un matrimonio le corone imperiali cinese e tibetana, iniziò la conquista della Corea, strinse relazioni col Giappone e con i regni esistenti tra il delta del Mekong e la penisola della Malesia. Per brevità, era iniziato un periodo di rinascita.

Adesso passo al racconto in pieno stile da favola

Nei suoi primi anni un bambino di nome Wei Gu perde madre e padre. Una volta diventato ragazzo ed essendo riuscito a cavarsela da solo, inizia a cercare una donna per sposarsi così da creare una sua famiglia. La ricerca dura molto a lungo.

Mentre vaga per il Paese cercando la donna per lui perfetta, arriva nella città di Song. Lì incontra un anziano che sta nel bel mezzo dei giardini di un tempio. Quest’uomo, parecchio avanti negli anni, ha accanto un sacco e, nel frattempo, sta leggendo un libro. Wei aguzza lo sguardo, curiosa un po’ tra quelle pagine tra le mani del vecchio, ma il volume è in una lingua a lui incomprensibile.

Incuriosito, il giovane chiede all’anziano che libro sia mai quello. Non riesce a capirci nulla!

La risposta del saggio anziano è pronta. Lui non è altro che Yuè-lǎo (月老 – il vecchio al chiaro di Luna o sotto la Luna o il vecchio paraninfo della Luna), Dio dei matrimoni e dell’Amore. Il libro che sta leggendo è il testo in cui stanno elencati i destini degli umani legati tra loro. Invece, nel sacco conserva il filo rosso che serve per unire i destini delle persone: coloro che vengono legati dal filo sono destinati prima o poi a incontrarsi senza che elementi estranei – persone, fatti, stati d’animo, provenienze sociali ecc – possano cambiare il risultato ultimo.

Wei rimane stupefatto. Approfittando della situazione di stasi, l’anziano-divinità fa una rivelazione al ragazzo: in quel giorno l’anima gemella di Wei, la donna perfetta che andava cercando, è ancora troppo piccola perché ha solo tre anni. Quindi, Wei deve aspettare altri quattordici anni per poterla incontrare.

Wei però è curioso, vuole capire e vedere, quindi si fa accompagnare dal dio al mercato per vedere quella che sarebbe diventata la sua sposa. La visione della bambina però gli suscita una risposta negativo: la vede vivere in piena povertà, figlia di una cieca. Al che lo stesso Wei prende una decisione. Deve ucciderla in modo da far scomparire quel legame deciso dal destino e non adatto al suo status.

Come fare?

La decisione è spietata. Chiede ad un servo di aiutarlo e agire in vece sua. Questi parte per ubbidire e compiere la missione stabilita da Wei. Poco dopo il servitore torna e riferisce di aver colpito la bimba in mezzo agli occhi.

Qui noto un parallelismo con la favola di “Biancaneve e i sette nani” scritta dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm: a un certo punto un cacciatore incaricato dalla Regina, la matrigna della fanciulla, deve portare la giovane donna nel bosco e ucciderla, portandone indietro il cuore (o i polmoni e il fegato in alcune versioni della favola)... ma il cacciatore non ce la fa, lascia in vita Biancaneve, uccide un cinghiale e alla Regina cattiva porta gli organi dell'animale.

In quel momento Wei sembra tirare un sospiro di sollievo. Si crede libero dal fato, quindi torna alla sua ricerca dell’anima gemella.

Passano quattordici anni e Wei Gu incontra e conosce una splendida ragazza di 17 anni. La giovane fa parte di una famiglia facoltosa. La diciassettenne e la situazione sono molto attraenti, quindi Wei la sposa.

C’è però una particolarità.

La ragazza copre sempre la fronte e lo fa con un rettangolo di tessuto.

Wei è incuriosito, quindi domanda alla sposa il perché, per quale motivo coprire sempre la fronte.
Cosa fa la giovane sposa? Scoppia in lacrime e racconta che quando aveva 3 anni un uomo cercò di ammazzarla colpendola proprio sulla fronte.

Potete immaginare la reazione di Wei e l’assalto dei ricordi di 14 anni prima, di quella sua atroce decisione di allora.

Si ricordò subito del vecchio che aveva incontrato e del filo rosso che lo aveva legato alla ragazza, a quel tempo ancora bambina.

A quel punto confessa alla sposa che era stato lui a mandare il servo per ucciderla.

La confessione e il racconto delle due verità non fa altro che rafforzare all’infinito il legame tra i due tanto che l’amore diventa fortissimo. Si manifesta l’importanza della verità, della comunicazione, della trasparenza tra chi si ama.

Il filo rosso? simboleggia l’importanza del destino, così fondamentale per riunire le due anime gemelle. Nulla può frapporsi tra due esseri destinati a essere insieme un’unica cosa, anche se fossero acerrimi nemici.

Metodo per pregare Yuè lǎo:
1 – Prega con fede sincera.
2 – Quindi, unisci le mani in un gesto (fare riferimento all’immagine fornita), insieme al filo rosso.
3 – Entrambe le mani da mettere davanti agli occhi.
4 – Procedi verso la statua femminile (per i maschi) e la statua maschile (per le femmine).
5 – Porta il filo rosso tra le mani per toccare i piedi della statua.
6 – Lega il filo rosso alla corda rossa che collega la statua e Yue-Lao .
7 – Prega per la beatitudine.

8 – Se trovi il tuo compagno di vita dopo aver pregato, porta offerte come fiori e frutta freschi o torte per ringraziare Yue-Lao.

Metodo per il gesto della mano:
1 – Metti entrambi i pollici sopra l’anulare e appoggia i mignoli uno accanto all’altro.
2 – Incrocia il mignolo, attraversando il “cerchio” creato dal pollice e dall’anulare.
3 – Tieni stretto il mignolo con il “cerchio”.
4 – Usa l’indice e il medio per tenere saldamente la corda rossa.

dal sito web di San Qing Gong, tempio Taoista di Singapore che ospita: la Taoist Federation Singapore, il Taoist Federation Youth Group, Taoist College of Singapore.

Spoetizzando un po’ l’antica storia, oggi sul web anche questa è diventata motivo di mercato, fili rossi-collanine, pendenti, attorcigliati a cartoncini con dolci pensieri o frasi riassuntive su cosa rappresenta. C’è un po’ di tutto. Inevitabile che sul web e non solo, il destino amoroso o meglio, i suo simbolo, diventasse un prodotto da vendere.

E voi che ne pensate? Non sul mercato che si è fatto sul filo rosso, ma sul destino, sulla cosiddetta anima gemella, sull’inevitabile incontro…

Post scriptum – ci ho pensato a lungo se inserirlo o meno. Per me la pagina poteva chiudere con la domanda posta a chi mi sta leggendo. Alla fine ho deciso: inserisco qui di seguito anche quanto ha scritto Paulo Coelho

“Dicono che durante tutta la nostra vita abbiamo due grandi amori: uno è quello con cui ci si sposa e si vive per sempre, e che forse sarà il padre o la madre dei nostri figli… Quella persona con la quale si ha la massima compenetrazione e si desidera passare il resto della vita…

E dicono che esista un secondo grande amore, una persona che perderemo sempre.
Qualcuno al quale siamo legati dalla nascita, talmente legati che le forze della chimica sfuggendo alla ragione gli impediranno, sempre, di avere un lieto fine. Finché un giorno, entrambi smettono di provarci… Si arrendono, e iniziano a cercare l’altra persona che alla fine troveranno.

Ma vi assicuro che non passerà una sola notte senza bisogno di un altro suo bacio, o almeno di discutere una volta ancora…

Tutti sanno di cosa sto parlando, perché mentre leggevano, gli è venuto in mente il suo nome.

Si libereranno di lui o di lei, smetteranno di soffrire, riusciranno a trovare la pace (la sostituiranno con calma), ma non passerà giorno che non desiderino
che sia al loro fianco per disturbarli”.

Paulo Coelho
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