Premio Nobel per la Fisica nel 1921, Albert Einstein corrispondeva perfettamente alla definizione del genio misto ad atipicità e originalità di vita.
“Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso”.
da una lettera di Einstein nel 1952


I numeri per lui non furono solo uno strumento di definizione dell’universo, andava ben oltre la sua formula E = mc2 di equivalenza massa-energia. I numeri furono anche misura della qualità esistenziale.
Da ricordare che, pur non definendosi mai filosofo, si dedicò molto alla filosofia riassumendo il suo pensiero in diversi scritti.
“Non tutto ciò che può essere contato conta
e non tutto ciò che conta può essere contato”.
Not everything that can be counted counts, and not everything that counts can be counted
Non è complesso comprendere questa massima/ammonimento di Einstein.
I sentimenti, i valori, i rapporti umani, il rispetto, la libertà, i colori, la musica, le vittorie e le sconfitte, le conquiste e gli abbandoni, momenti di vita indimenticabili per quanto ci hanno lasciato dentro, quindi anche i ricordi. Questi sono proprio quei fondamenti che contano e che non possono essere contati, quantificati: sono degli assoluti. O ci sono, o non ci sono. Non possono esistere in quantità, grammi, volumi più o meno parziali.
“O Giovinezza: sai che la tua non è la prima generazione ad aspirare a una vita piena di bellezza e di libertà? Sai che tutti i tuoi antenati sentivano quello che senti tu oggi – e poi furono vittime dell’odio e dell’infelicità?
Sai che i tuoi ardenti desideri si realizzeranno solo se sarai capace di amore e comprensione per uomini, animali, piante e stelle, così che ogni gioia sarà la tua gioia e ogni dolore il tuo dolore? Apri i tuoi occhi, il tuo cuore, le tue mani e fuggi quel veleno che i tuoi antenati hanno succhiato così avidamente dalla Storia. Soltanto allora il mondo intero diventerà la tua patria e il tuo lavoro e i tuoi sforzi diffonderanno benedizioni […]”.—-
“Quando il mondo cessa di essere il luogo dei nostri desideri e speranze personali, quando l’affrontiamo come uomini liberi, osservandolo con ammirazione, curiosità e attenzione, entriamo nel regno dell’arte e della scienza. Se usiamo il linguaggio della logica per descrivere quel che vediamo e sentiamo, allora ci impegniamo in una ricerca scientifica. Se lo comunichiamo attraverso forme le cui connessioni non sono accessibili al pensiero cosciente, ma vengono percepite mediante l’intuito e l’ingegno, allora entriamo nel campo dell’arte. Elemento comune alle due esperienze è quella appassionante dedizione a ciò che trascende la volontà e gli interessi personali”.
da Il lato umano, di Albert Einstein