Auto storiche e da collezione: sono lo 0,25% dei veicoli in giro per Roma. Da chiudere in garage? Gli incomprensibili deliri e fondamentalismi del Campidoglio

Da come si comportano in Campidoglio quella indicata nel titolo è la fine che vogliono far fare alle auto certificate come storiche.

Dall’amministrazione cittadina avevano convocato per il 5 aprile 2023 un tavolo tecnico per un confronto con i rappresentanti di Aci, Asi (Automotoclub Storico Italiano), dei Registri Storici Alfa Romeo, Fiat e Lancia e della Scuderia La Tartaruga e del circolo romano La Manovella, Questi ultimi hanno promosso un ricorso al Tar e una serie di iniziative per chiedere al sindaco Gualtieri di rivedere il provvedimento di restrizione alla circolazione a Roma delle auto storiche e da collezionismo certificate.
Incontro finito con un nulla di fatto grazie anche a Eugenio Patané, assessore comunale alla Mobilità, arrivato all’incontro senza una preparazione preventiva, senza un’idea, solo lì a far la parte di ascoltatore e poi via senza una proposta, un rifiuto o un sì, nulla. Il vuoto.
L’incontro era stato convocato dal consigliere capitolino Giovanni Zannola (PD), presidente della Commissione Mobilità. Alla fine di quell’appuntamento gli amministratori pubblici hanno concesso solo la promessa di rinviare la discussione a un tavolo ancora più ristretto.
Che vuol dire più ristretto? E perché?
Già erano in pochi a quel tavolo. Una scusa per scrollarsi (momentaneamente) di dosso una scocciatura su cui in Comune non si erano preparati? Per non decidere, come da costume italico? È un invito rivolto ai proprietari di queste auto per venderle a chi risiede in quei comuni e in quelle regioni d’Italia dove questi mezzi possono circolare? Tipo Torino, Milano, Genova, Piemonte, Lombardia.

Eppure i veicoli storici e da collezionismo certificati, presenti a Roma e registrati in Motorizzazione, sono lo 0,25% dei 4.040.078 veicoli circolanti quotidianamente nella Capitale. Oltretutto, le auto storiche romane fanno registrare una circolazione media annua pari a 1.050 chilometri (!), mentre i normali veicoli d’uso quotidiano hanno una media di 18.000 chilometri all’anno sulle strade di Roma.
Una vera e propria orda super inquinante!!! Per questo in Campidoglio non reagiscono e ci vanno coi piedi di piombo?
Mi viene da ridere.

Quella di Roma è una delle zone a traffico limitato più estese d’Europa anzi, la più grande d’Europa, con oltre 21 chilometri di diametro. È suddivisa in tre grandi aree, Centro Storico, Anello ferroviario e Fascia verde. In una metropoli che nei suoi confini può inglobare oltre sette delle più grandi città d’Italia, significa limitare la circolazione in un’area immensa, mai vista prima. Questo sarebbe un vanto?

I vertici amministrativi del Comune ignorano o vogliono ignorare che limitare fortemente la mobilità rappresenta un’azione che DEVE essere preceduta da servizi pubblici di trasporto all’altezza in qualsiasi città, molto di più in un’area così vasta. Roma non li ha.

E poi, chi dà i danari alla gente lì residente per cambiare le loro circa 30.000 auto? Le auto a sola propulsione elettrica costano moltissimo. Anche nel caso di una Fiat Panda ibrida l’investimento è notevole: una Panda 1.0 70cv Hybrid costa di listino 15.600 euro (IPT e contributo PFU esclusi); pur con i vari bonus, resta una grossa spesa, minimo ben oltre i 12.000 euro.

Il Campidoglio impone misure restrittive però è proprio l’amministrazione comunale a tenere poca cura dell’ambiente evitando spese d’aggiornamento nel suo parco mezzi, visto che nell’ordinanza restrittiva ci sono delle deroghe per alcuni veicoli inquinanti: primi fra tutti i mezzi dell’Ama (l’azienda comunale per la raccolta dei rifiuti) o quelli del trasporto pubblico di linea. Prima di vietare, il Comune di Roma metta in regola i suoi veicoli in giro per le strade.

È bene quindi che io scriva sui fatti che delineano quel delirio dettato da fondamentalismo pseudo ambientalista che è del tutto separato dalla realtà quotidiana. Situazione che rischia di far fuori beni della storia automobilistica nella regione romana, oltre che causare gravi danni a tutto l’indotto tra vendita di pezzi di ricambio, officine dedicate, turismo tematico e molto altro. In più le “storiche” sono, in gran parte dei casi, sculture su ruote, esempi di grande design automobilistico da tutelare: immobilizzate in un garage si deteriorano.

Scrivo di questa vicenda anche perché posseggo un veicolo con CRS-Certificato di Rilevanza Storica (riportato in libretto), auto che nel 2023 compie 30 anni di vita: una Citroën XM Turbo CT del 1993 (nelle quattro foto appena più in basso).
Quindi, so quante attenzioni ci vogliono e quanto si spende per tenere quest’auto in forma, conosco la cura e l’attenzione necessarie, so quanto rappresenta in termini di patrimonio storico dell’automobilismo. Poi è anche di grande valore affettivo, rievocativa di ricordi molto remoti.

Al centro di tutta questa polemica sono l’evanescenza amministrativa del Campidoglio e l’ordinanza n. 27 del 28 febbraio 2023 sui limiti alla circolazione dei veicoli nella nuova ZTL (e fascia verde). L’attenzione è sì per la salvaguardia ambientale, però, come anche le pietre sanno, i maggiori portatori di inquinamento sono i mezzi pesanti (compresi i mezzi di trasporto pubblico), gli impianti di riscaldamento delle abitazioni, le attività produttive/industriali.
Per comprenderlo e conoscere basta prendere i dati dell’Istituto Superiore di Sanità: i trasporti stradali (tutti i mezzi messi insieme) emettono nel loro complesso l’11% del PM10 e il 39% dell’NOx presente nell’aria.

Lasciando da parte questo punto, l’ordinanza del Comune di Roma stabilisce che sono vietati dall’1 marzo fino al 30 giugno 2023 l’accesso e la circolazione dal lunedì al sabato (a esclusione dei giorni festivi) dalle ore 00:00 alle ore 24:00 nell’area di Roma Capitale denominata Z.T.L. Fascia Verde a:

  • autoveicoli a benzina EURO 2 e antecedenti;
  • autoveicoli a gasolio EURO 3 e antecedenti;
  • ciclomotori e motoveicoli a benzina e gasolio EURO 1 e antecedenti;
  • sono esentati i veicoli d’epoca di cui all’art. 60 del D.Lgs n. 285/1992 e ss.mm.ii solo in occasione degli eventi autorizzati dagli organi competenti.

– Dal 1 novembre 2023 divieto per: autovetture alimentate a diesel Euro 4 nella fascia oraria 7,30-20,30 + veicoli commerciali N1, N2, N3 alimentati a diesel Euro 4 nella fascia oraria 7,30-10,30/16,30-20,30 + ciclomotori e motoveicoli alimentati a diesel Euro 3.

– Dal 1 novembre 2024 divieto per: autovetture alimentate a diesel Euro 5 – nella fascia oraria 7.30-20.30 + veicoli commerciali N1, N2, N3 alimentati a diesel Euro 5 – nella fascia oraria 7.30-10.30/16.30-20.30

Ma quali sono e quanti sono questi mezzi storici invasori e cattivi nei confronti dell’ambiente romano?

I mezzi storici e da collezionismo a Roma – gli unici che possono essere qualificati come tali secondo i termini di legge sono certificati di interesse storico da enti stabiliti dalla Norma e registrati presso la Motorizzazione – sono pochissimi: oggi corrispondono allo 0,25% del parco veicolare circolante a Roma.

L’Automotoclub Storico Italiano (ASI) e i Registri Nazionali Alfa Romeo, FIAT e Lancia, Enti certificatori di veicoli storici previsti dall’Art. 60 del CdS (Codice della Strada), avevano già inviato proposte di deroga sull’ordinanza al sindaco di Roma e ne avevano discusso con l’Ufficio di Gabinetto dello stesso primo cittadino.
Risultato?
Le proposte non erano state prese in considerazione.
Da qui la richiesta di un incontro, poi tavolo tecnico del 5 aprile 2023.
Alla fine l’appuntamento non ha partorito nulla, zero assoluto dall’assessorato capitolino alla Mobilità e dal sindaco stesso.

La proposta di ACI, ASI, Registri Nazionali Alfa Romeo, FIAT e Lancia, Enti certificatori di veicoli storici

Nella deroga al divieto di circolazione è stato proposto di inserire la possibilità di circolazione per i veicoli storici e da collezionismo dalle ore 17 di ogni giorno (evitando così che questi mezzi fossero usati dai proprietari per il pendolarismo, l’arrivo quotidiano a lavoro e il ritorno a casa) e la possibilità di percorrere le strade romane sabato e domenica, festivi e prefestivi, senza limiti di zona.

Chiara e limpida la lettera con le proposte inviata da ASI, Registri Nazionali Alfa Romeo, FIAT e Lancia prima dell’appuntamento del 5 aprile. Qui di seguito inserisco un suo estratto e poi il link al file pdf con l’intero testo originale:

Un’ordinanza come quella appena promulgata dal Sindaco, oltre a non tener conto delle legittime aspettative di cittadini portatori di interesse, rischia di azzerare l’attività di un settore che rappresenta un importantissimo volano, oltre che di cultura e passione, anche di economia (l’indotto nazionale supera i 2.5 miliardi di € annui). Questa esperienza è già stata fatta in altri territori, quali ad esempio la Regione Piemonte e la Città di Torino, che hanno poi introdotto deroghe a favore dei veicoli storici certificati. Tantissime sono le realtà, quali ad esempio Regione Lombardia, Comune di Milano, Comune di Genova e tanti altri, dove sono attive deroghe per tutelare questo patrimonio veicolare.
Perché chiediamo le deroghe? Perché questi veicoli sono un patrimonio storico, culturale ed economico importantissimo per il nostro Paese. Vanno salvaguardati e va salvaguardata l’economia che essi sostengono. L’inquinamento che producono è del tutto residuale e con le deroghe che proponiamo non avrebbe alcuna significatività.
Cosa chiediamo? Che i veicoli storici certificati possano circolare solo in serata nei giorni feriali e nei giorni festivi e prefestivi.

Estratto dalla lettera firmata da Alberto Scuro – presidente ASI, Ermanno Keller – presidente RIAR, Peppino Stancati – presidente Lancia Club, Edoardo Magnone – presidente RFI

Nel documento d’analisi della situazione, scritto che accompagna la lettera, viene fuori l’esatta quantificazione dei mezzi storici in raffronto al totale dei veicoli circolanti (iniziando con una panoramica nazionale).

Secondo i dati della MTCT (al 2/1/23) i veicoli circolanti in Italia sono 56.968.525 e di questi 16.146.684 hanno più di venti anni. I veicoli storici con un CRS (NdR: Certificato di Rilevanza Storica) registrato alla Motorizzazione alla stessa data risultano essere 148.882, pari allo 0.26% del parco veicolare totale e allo 0,92% del parco veicolare ultraventennale.
La differenza tra veicoli vecchi e veicoli storici appare evidente non solo nella definizione ma anche nella quantità.

[…]

Durante il periodo di lockdown, il PM10 presente nell’aria non è diminuito nonostante un fermo quasi totale dei veicoli a motore: prova del fatto che i trasporti stradali incidono ancora meno di quello che si pensava su questo fattore inquinante ritenuto molto pericoloso.
L’NOx è invece diminuito (fonte: ARPA): un dato scontato ed è esattamente quello che ci si doveva aspettare visto che i trasporti stradali incidono per il 39% su questo inquinante; ma non è un dato rilevante (come dimostrato più avanti) per la concessione delle deroghe alla circolazione dei veicoli storici.

Nel documento d’analisi, l’ASi spiega i motivi principali per chiedere delle deroghe mirate al divieto di circolazione:

I veicoli certificati storici sono:

  1. Una % minima del parco esistente.
  2. Sono usati occasionalmente, non quotidianamente o per utilizzo professionale.
  3. Non circolano mai nelle ore di punta e non contribuiscono alla congestione del traffico (i loro proprietari stanno bene attenti a non sottoporli a “fatiche” tecniche che ne potrebbero derivare).
  4. Vengono mantenuti in perfetto stato di originalità ed efficienza, nel rispetto di tutte le normative vigenti.
  5. Non vengono mai parcheggiati a lungo sul suolo pubblico ma sono ricoverati e custoditi in spazi privati.
  6. Rappresentano un patrimonio culturale dell’ingegno e della meccanica che tutti ci invidiano e devono rimanere conservati nel nostro paese e non rischiare di andare all’estero.
  7. Contribuiscono all’attrazione turistica, attirando flussi di turismo domestico ed extradomestico in ogni loro manifestazione ed evento.
  8. Sono un importante volano economico del Sistema Paese.

Link al documento di analisi redatto dall’ASI:

Conclusione

Non la faccio lunga. Quanto ho già inserito nel testo precedente e nei due documenti allegati, chiarisce ampiamente la situazione.

Siamo tutti per la salvaguardia ambientale, ma i fondamentalismi proprio no. Sono sempre a sproposito.

Oltretutto non bisogna prendere in giro la gente, convocare tavoli tecnici e poi non portare nulla di costruttivo, anzi, non portare nulla se non il vuoto assoluto. Il confronto è fatto di proposte presentate dalle parti negoziando una possibile convergenza, sempre che sia possibile.

Proprio in aree d’Italia che soffrono cronicamente dei più alti livelli di inquinamento e dove si ha piena consapevolezza della situazione, sono state concesse deroghe per i veicoli storici certificati.
Come sottolinea l’Asi, la Regione Piemonte e la Città di Torino, hanno introdotto deroghe a favore dei veicoli storici certificati. Azione fatta anche da tantissime altre amministrazioni territoriali come dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dal Comune di Genova e da tanti altri: tutti hanno attivato deroghe a tutela del patrimonio veicolare storico.

Roma invece sembra avere orecchie, occhi e bocca chiusi da paraocchi mentali, tanto da non voler conoscere la realtà del vissuto cittadino e prendere decisioni conseguenti.

Del resto l’amministrazione al vertice del Comune ci ha già abituato alla sua non esistenza e al suo essere ectoplasmica (passatemi questo termine). Anche sulle auto storiche è così evanescente da perseguire un falso e mal vissuto senso pseudoambientalista.

Riusciranno in Campidoglio a scuotersi e a riprendersi agendo di conseguenza?

Vedremo.

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