Corsi e ricorsi storici anche nel mondo dell’automobile: la Fiat 600 Multipla, progenitrice delle monovolume

A volte capita di farmi prendere dalla curiosità, dal raccontare con mie parole fatti e situazioni lungo la storia dell’Automobile. Tra le mie passioni, oltre all’egittologia, all’astronomia e alla storia della Sicilia e del Mediterraneo, colloco anche la storia delle nostre quattroruote. Così mi sono imbattuto per caso in un vecchio spot visibile su YouTube. Mi sono subito… messo in moto. Ed ecco i corsi e ricorsi storici anche nel mondo dell’automobile: la Fiat 600 Multipla, progenitrice delle monovolume, derivata direttamente dalla Fiat 600 berlina.

Qui propongo una retrospettiva come ho già fatto sui viaggi in aereo di tanti decenni fa (link) a cominciare dagli anni 60 e come quando ho rievocato la storia di alcune automobili Citroën (link) create da Robert Opron. Il bello di queste riscoperte è la rievocazione di atmosfere, di scoperte tecniche, di soluzioni geniali anche se povere o complesse. Ancora più bello se capita di guidare simili gioielli del passato o di possederli.

La Fiat 600 D Multipla, uscita nel 1960, evoluzione della prima 600 Multipla del 1956: dotata di un motore con cilindrata superiore, maggiore velocità massima, stessa grande praticità

Calatevi nel 1956. Ai vertici Fiat venne in un’idea innovativa. Era la prima volta che un’auto veniva progettata per il lavoro, ma anche per il tempo libero, gli hobby, per il campeggio. I tempi stavano cambiando velocemente grazie al boom economico.

La base meccanica doveva essere la 600 berlina costruita dal 1955 con produzione che poi si concluderà quattordici anni dopo, nel 1969. La normale 600 era sì un’utilitaria, ma era una visione maggiorata rispetto alla piccola e simpatica 500 assemblata e venduta dal 1957 fin al 1975 (!).

Già potete immaginare l’Italia di quegli anni che stava uscendo dal disastro in cui era piombata durante la II Guerra Mondiale.
Queste auto furono simboli della crescita economica generale, della motorizzazione diffusa, dei viaggi e delle scampagnate fuoriporta, del raggiunto benessere o, quanto meno, della fine del periodo più nero.

La 600 Multipla fu progettata da Dante Giacosa, ingegnere eccezionale che fu il padre di molti modelli italiani e Fiat come la 500 “Topolino”, la Fiat 508 C/1100 “Nuova Balilla”, la grande berlina Fiat 2800 (1938-1943) con motore a sei cilindri in linea, la monoposto da competizione Cisitalia D46 e la Cisitalia 202 Coupé, una granturismo biposto figlia della precedente. Poi la Fiat 1500 D che fu un’evoluzione del modello pre guerra. A seguire auto tecnicamente e progettualmente post guerra come la storica Campagnola, fuoristrada civile e militare del 1951, la Fiat 8V, una granturismo ad altre prestazioni.
La lista delle creazioni e compartecipazioni progettuali di Giacosa è lunga, prosegue con tante altre auto.

Quel che a me interessa è porre l’accento sui modelli che, progettati e voluti da questo ingegnere, appartennero alla stessa epoca, al risorgere della società italiana dopo il secondo conflitto mondiale e che diffusero l’uso dell’automobile tra la gente: Fiat 600, 600 Multipla oltre che la Fiat Nuova 500 e Autobianchi Bianchina.

La curiosità vera fu la 600 Multipla, strana, con un disegno particolare della carrozzeria, frontale letteralmente schiacciato, senza cofano. Se osservata lateralmente sembrava e sembra una grossa semi-goccia o un pesce piuttosto che un uovo.

Debuttò al Salone dell’Automobile di Bruxelles. Era il 14 gennaio del 1956.

L’abitacolo di questa strana automobile poteva ospitare da quattro a sei persone a seconda delle versioni.
Per la versione da 4-5 posti l’abitacolo aveva in dotazione un sedile unico anteriore e un altro unico posteriore, più un ampio vano bagagli.
Nella 600 Multipla da sei posti nulla cambiava anteriormente. Nella parte centrale e posteriore invece c’erano quattro sedili ribaltabili singolarmente e disposti in due file per due. Se tutti e quattro i sedili centrali-posteriori venivano abbattuti, si ricavava un grande piano di carico con una superficie che sfiorava i due metri quadri, per la precisione 1,75 metri2. Spazio che diventava anche una sorta di letto durante le scampagnate.

Per tutti i modelli c’erano quattro porte per entrare e uscire dall’abitacolo, quindi ampia accessibilità.

Fiat 600 Multipla, alcuni dati tecnici

Lunghezza di poco più di 3,5 metri, carrozzeria a struttura portante, automobile pesante 750 chili, serbatoio carburante da 28 litri, cambio a quattro marce (la prima non sincronizzata), motore posteriore, all’inizio con cilindrata da 633 cm3 e potenza pari a 29 cavalli che permetteva una velocità massima di 92 chilometri all’ora e consumava 7 litri di benzina ogni 100 chilometri percorsi.
Con la versione 600 D Multipla del 1960 il motore divenne un pochino più grosso, cilindrata cresciuta a 767 cm3, 32 cavalli di potenza e velocità massima “vertiginosa” che non arrivava a 105 chilometri all’ora (a dispetto dello spot pubblicitario che dava questa come punta massima).

L’abitabilità della Fiat 600 Multipla

Altro discorso merita appunto la comodità… o scomodità.

Rispetto alla 600 berlina dalla quale derivava, la posizione di guida era stata spostata parecchio in avanti. Così il piantone dello sterzo scendeva verticalmente per arrivare al meccanismo delle ruote anteriori e attraversava lo spazio tra il pedale della frizione e quello del freno. Le teste dei passeggeri anteriori erano troppo vicine al parabrezza. I sedili, tutti, erano sì imbottiti, ma rimanevano simili a rigide sedie.
Dove si trovava la ruota di scorta? Era infilata proprio davanti ai piedi del passeggero anteriore insieme alla borsetta degli attrezzi e al cric.

La 600 Multipla Taxi

A questi modelli fu affiancata anche la versione Taxi dal particolare allestimento interno, oltre che esterno.
In breve, nella parte anteriore dell’abitacolo la 600 Multipla Taxi aveva solo il sedile dell’autista affiancato da una piattaforma col ripiano in gomma che stava al posto del sedile passeggero anteriore. Su questo ripiano si collocavano alcuni bagagli oppure, grazie a una sedia ripiegabile si poteva trasportare un altro passeggero.
Il sedile posteriore era separato dall’autista grazie a una paratia metallica con finestrini scorrevoli nella parte superiore e a tutta altezza. Come accadeva spesso sui taxi di quell’epoca o su mezzi pubblici, era presente una targhetta con su scritto “Non sputare”: era rivolta verso i passeggeri, applicata proprio sulla paratia in modo che fosse chiaramente visibile.
Sulla parte anteriore del tetto dell’auto (nero, mentre il resto del mezzo era verde scuro) era affissa la classica targa in vetro nero con la scritta Taxi luminosa, frontalmente bianca e posteriormente rossa.

Multipla si, multiuso, pratica, forse troppo e così legata al mondo del lavoro che la gente non la apprezzò

Un’auto così multiuso, così pratica e sfruttabile in tantissime situazioni, non fu apprezzata dal mercato. Gli italiani la snobbarono quasi. La trovarono parecchio brutta.
In quegli anni di crescita, pur destinata a servire anche famiglie numerose, non sfondò: la gente non voleva essere accomunata a un’auto che era destinata anche al lavoro. Volevano un’auto che servisse a spostarsi in città, viaggiare, fare gite, etichettabile per questi scopi e non con altro.
Come raccontato anche dalla storica rivista Quattroruote, ogni venti 600 berlina vendute, solo una era una 600 Multipla. Questa la proporzione nel mercato.

Però – non è una leggenda – fu molto acquistata da istituti religiosi per il trasporto di suore e preti. Chi visse all’epoca ricorderà benissimo queste 600 Multipla sfrecciare cariche di sorelle, spesso con una di loro al volante.
Alcune furono utilizzate anche da militari e forze dell’ordine come la Polizia di Stato.

Oggi la 600 Multipla si trova anche nei garage di molti collezionisti del Nord America e d’Europa.

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3 commenti Aggiungi il tuo

    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      E troppo divertente. Circa quindici anni fa ne guidai una a Catania, esemplare che era di un collezionista d’auto. All’inizio la posizione di guida spaventa per quanto si sta avanti, poi fu tutta una risata e filava nonostante il piccolo motore

      Piace a 1 persona

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