Fragole e fiori, voglia di primavera alla Sagra di Nemi il 4 giugno

Le perturbazioni spariranno presto, queste piogge ci lasceranno dopo averci inondati d’acqua, anche in maniera disastrosa. Sarà il momento di godere in maniera sana e divertente di quel che rimane della primavera. Una proposta di gusto è la Sagra delle Fragole e Mostra dei Fiori di Nemi, domenica 4 giugno nella storica cittadina dei Colli Albani, accanto a Roma.

Lunga la storia di questa manifestazione arrivata alla sua novantesima edizione nel solco di una forte e antica tradizione.

Nemi è ricompresa nei celebri comuni dei Castelli Romani, nel Parco regionale dei Castelli Romani ed è famosa proprio per la sua produzione di fragole. Luogo estremamente accogliente, si fregia della Bandiera Arancione assegnatale dal Touring Club Italiano per la qualità del soggiorno – sotto ogni punto di vista – offerta a viaggiatori e turisti.

Anche questa edizione della festa ha le sue particolarità.

Sagra delle Fragole e Mostra dei Fiori a Nemi – programma

L’evento inizia nel segno della tradizione, quindi con la Santa Messa di Ringraziamento alla chiesa della Madonna del Pozzo, momento accompagnato dal coro “Incanto” di Amatrice ed Accumoli. Tra testimonial dell’evento Daniela e Luca Sardella oltre al presidente della Regione Lazio.

A seguire la visita guidata al meraviglioso Museo delle Navi Romane che attira turisti e appassionati di storia.

Come sottolineano gli organizzatori, dopo questo tuffo nell’antichità sarà il momento della musica, del buon cibo: dalle ore 18 come ogni anno verranno distribuite gratuitamente a tutti i presenti quintali di gustose fragole.

Il centro storico sarà abbellito da tutti i colori dei fiori che arricchiranno le installazioni ideati dai fioristi locali. Come da tradizione non mancheranno concerti, cortei di sbandieratori e fuochi d’artificio finali lungo le sponde del Lago di Nemi.

Come da lunghissima consuetudine, quella che pesca dalla storia locale, prenderà vita la sfilata delle “fragolare” che coi loro bustini neri, gonne rosse e “mandrucelle” di pizzo bianco sulla testa, condurranno il corteo in un’esplosione di colori.

Programma per punti orari:

  • ore 10 Parrocchia S. Maria del Pozzo –  Santa Messa di Ringraziamento animata dal coro “incanto” di Amatrice ed Accumuli.
  • ore 10:15 Visita guidata al Museo delle Navi Romane a cura del G.A.A.L.N.A.
  • ore 11 Inaugurazione della Mostra dei Fiori e taglio del nastro con il  Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
  • ore 11:15 Storica sfilata delle splendide Fragolare in costume tipico partenza da Piazza Umberto
  • ore 12 Esibizione del gruppo di ballo popolare “Terra Nemorense”.
  • ore 12:30 Saluto del Sindaco di Nemi Alberto Bertucci ed il vice Presidente della Commissione Cultura Consigliere Regionale Edy Palazzi insieme a Daniela e Luca Sardella
  • ore 16 Sfilata delle splendide Fragolare in costume tipico partenza da Piazza Umberto
  • ore 16:15 Visita guidata al borgo a cura del G.A.A.L.N.A.
  • ore 18 Premiazione delle Fragolare e consegna targhe
  • ore 19 Distribuzione gratuita a tutti i presenti delle gustose fragole di Nemi in Piazza Roma
  • ore 20:30 Concerto dal Vivo della band “I Figli delle Stelle” da non perdere in Piazza Umberto I
  • ore 23 Spettacolo pirotecnico

«La 90° edizione è indubbiamente un evento di cui andare fieri, conferma l’importanza di Nemi nel panorama nazionale e internazionale – racconta Alberto Bertucci, sindaco di Nemi – Addirittura il New York Times, infatti, ha pubblicato un articolo molto interessante riguardo alla nostra cittadina. Siamo tutti orgogliosi di quello che facciamo e questa 90a edizione, con la sua miriade di appuntamenti imperdibili e ospiti d’eccezione, come il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, ne è la conferma».

Nemi, la sua storia in breve

È stata feudo dei conti di Tuscolo, poi dei Frangipane e degli Orsini facendo perno con l’abitato attorno alla fortezza poi nota come Castello Orsini.

A fare da sfondo lo splendido Lago di Nemi costellato da boschi e vegetazione: le sue acque occupano l’antichissimo incavo di due antichi crateri vulcanici che si fusero insieme per il crollo delle sponde che li dividevano.

L’uomo ha popolato questa terra da tempi remotissimi, lungo i pendii del lago sono stati ritrovati attrezzi e punte in selce del Musteriano, quindi del Paleolitico medio e a opera dell’Uomo di Neanderthal.
Lungo le sponde orientali sono stati trovati resti di tombe dell’età del Ferro.

Il lago era sacro a Diana, tanto che qui esisteva un suo santuario molto venerato, di grandissime dimensioni, monumentale, esteso su un’area di 45.000 metri quadrati. Era nominato Nemus Dianae o Nemus Aricinum per la dipendenza amministrativa dalla città latina di Aricia (Santuario di Diana Aricina o Santuario di Diana Nemorense).

Come raccontato dall’Enciclopedia Treccani, Nemorensis era l’epiteto della dea e rex nemorensis era chiamato lo schiavo preposto al suo culto, colui che entrava in possesso del sacerdozio uccidendo chi lo precedeva nella carica.
Nel santuario, posto a nord del lago, chiamato anche Speculum Dianae lacus nemorensis, si riunivano i rappresentanti di otto città latine.
I primi scavi archeologici risalgono al XVII secolo, voluti e commissionati dai marchesi Mario e Pompeo Frangipani.
Si sono succedute diverse missioni archeologiche, alcune portate avanti da amatori o da noti archeologi e storici come Antonio Nibby. Reperti da questo sito archeologico si trovano in vari musei del mondo oltre che in quello delle navi romane di Nemi. Solo per fare alcuni esempi, sono al Museo di archeologia e antropologia dell’Università della Pennsylvania, al Museo del Castello di Nottingham e al Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen o custoditi nelle strutture romane delle terme di Diocleziano e del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia.

L’esistenza sul fondo del lago di due navi romane, quelle poi inserite nel Museo dedicato, era già nota secoli fa, ma con certezza durante il Rinascimento, tanto che si sono succeduti più volte dei recuperi parziali. Come si intuì successivamente, si trattava di grandi navi cerimoniali dell’imperatore Caligola, risalenti quindi al periodo 37-41 d.C.

Dopo vari tentativi di tirare via dal fondo le due imbarcazioni romane, ne furono estratti molti oggetti, soprattutto nel 1895, reperti che entrarono a far parte del Museo nazionale romano.

Il recupero totale degli antichi vascelli avvenne tra il 1928 e il 1931 abbassando le acque del lago utilizzando le antiche strutture emissarie artificiali d’epoca preromana: prima furono opportunamente controllate e restaurate dove occorreva per renderle di nuovo operative.

I resti dei due scafi furono portati nel museo costruito lungo la riva, struttura espositiva dalla forma caratteristica, quasi creata attorno all’idea dei due antichi vascelli che erano lunghi circa 80 metri.

L’ossatura delle due navi e molte tavole in legno si erano ben conservate grazie alla protezione del fango che sul fondale aveva ricoperto le due strutture.

Purtroppo, nella notte tra il 31 maggio e i primo giugno del 1944, tutto fu dato alle fiamme dalle truppe tedesche.
I nazisti abbandonarono la zona il 2 giugno, mentre il 4 arrivarono le truppe statunitensi. Per i resti delle due navi però non c’era più nulla da fare. Sono rimasti numerosi reperti, compresi quelli che furono portati al Museo Nazionale Romano.

Qui sopra, immagini del Museo delle navi romane a Nemi. Il mosaico perduto proveniente dalle navi di Caligola, esportato illegalmente in America nel dopoguerra e restituito all’Italia grazie all’azione dei Carabinieri TPC-Comando Tutela Patrimonio Culturale, è tornato al Museo delle Navi Romane di Nemi l’11 marzo 2021 – foto Angelo Campus

Cosa è esposto oggi al Museo delle Navi Romane di Nemi

Oggi il Museo (via di Diana, 13) racchiude molti tesori, i modelli in scala 1:5 delle navi, ricostruzioni che sono state ultimate basandosi sui molti disegni tecnici eseguiti dagli ingegneri della Marina all’epoca del recupero del 1928/1930.
Insieme a questi, un tratto dell’antica Via Sacra e i reperti che si sono salvati dalle fiamme (elementi decorativi bronzei e altro materiale): teste bronzee di leone, di lupo, di pantera, di medusa, poi terrecotte ornamentali, rulli sferici, rulli cilindrici, cerniere, filastrini in bronzo, tubi di piombo, tegole di rame dorato, frammenti di mosaici con inserti in pasta di vetro, lamine di rame e e due ancore, una in legno con ceppo fisso in piombo e iscrizione del peso, un’altra ancora – questa in ferro – rivestita in legno, con ceppo in piombo mobile.

Non solo. Nella collezione sono presenti reperti provenienti dagli scavi al Santuario di Diana.

In un’altra sezione dell’esposizione museale è possibile osservare materiali litici preistorici, reperti dell’età del bronzo di un villaggio su palafitte del lago di Albano, altri dell’età del ferro dalle necropoli di zona e il corredo della tomba principesca del Vivaro a Rocca di Papa.

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