Il riconoscimento è arrivato sabato 7 novembre 2020. Barolo Città Italiana del Vino 2021. Il Comune delle Langhe ha vinto misurandosi con i territori di Bianco (Reggio Calabria), Duino-Aurisina (Trieste), Montepulciano (Siena), Montespertoli (Firenze), Taurasi (Avellino) e Tollo (Chieti). A Duino-Aurisina e a Montepulciano sono andate menzioni speciali per la validità del progetto culturale che ha sostenuto le due candidature (immagine d’apertura da wimubarolo.it)
Il progetto vincitore è molto ambizioso, articolato, di grande promozione, conoscenza e approfondimento per un territorio storico della cultura del vino italiana. Non per nulla il titolo di Barolo Città Italiana del Vino 2021 è stato aggiudicato dall’apposita commissione tra tanti fortissimi partecipanti.

Barolo (link), comune piemontese in provincia di Cuneo, è la prima città a poter utilizzare questo riconoscimento dalla data di fondazione dell’Associazione Nazionale Città del Vino (link). L’ha avuta vinta su quasi 500 Città italiane che potevano partecipare alla selezione e sulle sette candidate finali esaminate falla Commissione guidata da Floriano Zambon, presidente della stessa Associazione.

In breve, si tratta di una sfida culturale e ambientale per la prima “Capitale della Cultura Enologica” d’Italia. Un nuovo concorso tra Città del Vino con uno sguardo al domani, alla ripresa economica ed enoturistica, duramente colpita dal Covid 19: per tutto l’anno mostre d’arte contemporanea nelle cantine, gemellaggi internazionali, convention, seminari e tanto altro.
Il tutto con il Patrocinio del ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Il programma vincitore di Barolo, prevede vari eventi come mostre, seminari, Lectio magistralis, installazioni artistiche e tanto altro, sviluppato dal Comune in collaborazione con la Barolo & Castle Foundation (link), che è anche il braccio esecutivo del calendario di appuntamenti della Città Italiana del Vino 2021.
“Siamo molto contenti che sia stato premiato il nostro dossier – ha detto Renata Bianco, sindaco di Barolo – e lo sforzo di coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali e regionali, che ci supporteranno nel programma di appuntamenti ed eventi previsti per il 2021. Il 2020 è stato un anno molto difficile e crediamo che questa iniziativa sia un forte messaggio di speranza e ripartenza”.
“Questo concorso tra i Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica intende mettere in risalto l’influenza della cultura del vino nella società, nel paesaggio, nella cultura e nell’economia locale – rimarca Floriano Zambon, presidente di Città del Vino – É un’occasione per promuovere modelli virtuosi di gestione del territorio e valori culturali e di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la nostra Associazione. Insignire Barolo del titolo di Città Italiana del Vino 2021 è un riconoscimento del lavoro e dell’impegno di un Comune che ha saputo valorizzare il legame del territorio con il vino e l’enoturismo, al centro di un’area, le Langhe, che è anche Patrimonio Unesco”.
Barolo, accenni sul territorio
La campagna è costellata dai celebri e preziosi vitigni, ma anche da antiche costruzioni che costellano la storia e le tradizioni del territorio.

Qui si produce un vino dal colore rosso granato che può virare appena verso riflessi aranciati: nasce al cento per cento da vitigno Nebbiolo che cresce e si sviluppa esclusivamente in posizione collinare come dettato dal disciplinare di coltivazione e produzione. Nettare degli dei che porta il nome della cittadina, invecchiamento di almeno 38 mesi, di questi ne passa 18 in botti di legno. Il vino Barolo è protetto da Denominazione di origine controllata e garantita, ha personalità complessa e ben nota al gusto, ricco di tannini, robusto e contemporaneamente carezzevole, fresco per la caratteristica acidità che determina la nota finale all’assaggio, un mix di peculiarità che lo rendono vincente.
Per quanto riguarda il patrimonio storico-architettonico, due esempi.
Il Castello della Volta costruito nel XII secolo da Manfredo di Saluzzo , discendente da Bonifacio del Vasto, appartenuto alla famiglia De Braida prima che il possesso fosse preso da Alba e in tempi successivi nel feudo di Barolo, poi della famiglia Falletti (nel XIX secolo l’ultima marchesa Falletti lo elesse a luogo ideale per passare piacevoli e tranquilli periodi in compagnia di Silvio Pellico). Danneggiato nel 1944 dall’artiglieria tedesca, oggi fa parte della proprietà di un’azienda vitivinicola di Barolo.

A seguire Castello Falletti che nella sua forma originaria, oggi ben poco rimasta, si fa risalire al X secolo, edificato dal titolare del feudo di zona secondo permesso dato da Berengario I: in un primo momento doveva servire da difesa contro le tante scorrerie degli Ungari, successivamente contro le incursioni dei Saraceni. Il primo atto scritto che riguarda il maniero risale al 1200: era la cessione di proprietà da parte dei signori di Marcenasco in favore del comune di Alba. Pochi anni dopo il Castello fu ceduto ai Falletti che lo ristrutturarono profondamente. Rimaneggiato nel 1500 dopo attacchi e saccheggi da parte del governatore francese di Cherasco, rimase praticamente immutato fino al 1864 quanto morì Juliette Colbert, l’ultima marchesa Falletti. In quest’ultimo periodo Silvio Pellico fu presente anche in questo maniero, portato da Cesare Balbo dopo la lunga prigionia nello Spielberg. La proprietà passò all’Opera Pia Barolo che lo trasformò nel Collegio Barolo per far studiare giovani in condizioni economiche precarie e tale rimase fino al 1958. Nel 1970 fu acquistato dal Comune di Barolo, grazie soprattutto a una pubblica sottoscrizione molto partecipata, restaurato profondamente oggi è sede del Museo del Vino (WI.MU.)
Barolo Città Italiana del Vino 2021: particolari sul progetto vincitore
Tornando al progetto premiato e che ha consentito al Comune di Barolo di diventare Citta Italiana del Vino 2021, Barolo & Castles Foundation e in particolare il WiMu-Museo del Vino di Barolo (gestito dalla Fondazione) sono gli organi tecnici che supervisioneranno un articolato programma d’iniziative che mette a sistema tanti enti e istituzioni locali: l’Unione dei Comuni “Colline di Langa e del Barolo”, l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, la Strada del Barolo e grandi vini di Langa, l’Enoteca Regionale del Barolo, Slow Food, ma anche Artissima, la Film Commission Torino Piemonte, Opera Barolo, l’Associazione Culturale Castello di Perno, la Fondazione Bottari Lattes; il tutto con il sostegno della Regione Piemonte.
Complessivamente sono previste 24 grandi iniziative nell’ambito del programma di “Barolo Città Italiana del Vino 2021”. Tra queste, per i temi della “memoria” e della “comunità”, la Hall of Fame, cioè la cerimonia d’ingresso nel Museo del Vino delle grandi personalità del vino italiano.
Inoltre gemellaggi internazionali tra realtà museali e territori del vino; iniziative di avvicinamento tra campagne e città; la Convention d’Autunno delle Città del Vino; ma anche mostre d’arte contemporanea in alcune cantine del Barolo, in collaborazione con Artissima, la principale fiera italiana di settore.
E, naturalmente, se la situazione sanitaria lo consentirà, grandi degustazioni di Barolo. Il programma sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito internet ufficiale, in fase di realizzazione.
“Il tema di fondo della candidatura è un grande viaggio tra tradizione e modernità, che racchiude l’anima stessa del Barolo, un vino dalla storia antica che ha saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo – spiega Tiziano Gaia, referente della Fondazione Barolo&Castle e del comitato tecnico scientifico del WiMu Museo del Vino – Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso riti e feste tradizionali, stagionalità e recupero della memoria dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. In questo lavoro di ricerca e approfondimento saremo accompagnati da antropologi e storici, ma non mancheranno i tributi ai grandi scrittori del territorio, Pavese e Fenoglio su tutti, intorno ai quali costruire un percorso di valorizzazione dei luoghi raccontati nelle loro opere, nelle quali il vino e la cultura contadina avevano un’importanza centrale”.

“È stato difficile giungere alla scelta finale – conclude Floriano Zambon – a conferma della validità dei dossier presentati dai sette Comuni. Abbiamo comunque colto gli obiettivi che avevamo con l’avvio di questa prima edizione: mettere in risalto la cultura enologica ed enoturistica di un territorio, la sua influenza nella società e nell’economia locale; inoltre vogliamo promuovere quelle buone pratiche che valorizzano la biodiversità, la tutela dell’ambiente e che possano portare benefici permanenti in termini di servizi, infrastrutture, eventi”.
Secondo lo spirito per cui è stato ideato dall’Associazione Città del Vino il concorso della “Città Italiana del Vino” tra i progetti e i territori deve fare da stimolo per le comunità locali, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, delle categorie sociali ed economiche e del volontariato, con uno sguardo oltre i propri confini, consolidando legami con altri territori vitivinicoli italiani.



Ho elencato i miei vini preferiti in questo post: https://wwayne.wordpress.com/2015/12/27/indovina-chi-viene-a-cena/. Ho dei buoni gusti, o me ne suggeriresti degli altri?
"Mi piace""Mi piace"