Il mito di Iside e Osiride, la spiegazione divina della mummificazione, l’origine dell’Egitto dei Faraoni nella sua dualità tra Nord e Sud, tra caos e ordine

Lessi per la prima volta del mito di Iside e Osiride dal libro “L’Egitto dei Faraoni” di Federico Arborio Mella. Facevo la prima media, la mia famiglia si era trasferita a Roma da pochi mesi quando acquistai questo meraviglioso volume scientifico in una libreria vicino casa. Davanti ai miei occhi si aprì un mondo visto fin nei particolari, cominciando dallo studio dei geroglifici (foto d’apertura: Osiride e Isis dal Tempio sull’isola di Philae).

Tornando al mito di Iside e Osiride, questo fu raccontato anche dal filosofo greco Plutarco anche se con una semplificazione di molti particolari, soprattutto quelli più truculenti. La leggenda rispecchia quel che avveniva sovente nelle famiglie reali dove la sposa del faraone era definita sorella e spesso lo era veramente, figlia degli stessi genitori o del re con una delle spose e regine secondarie: era priorità preservare il sangue divino faraonico derivante dal Pantheon egizio, dagli dei Ra, Osiride, Iside e Horo.

Da rammentare che nell’ideologia dell’Egitto faraonico, il malefico dio Seth (foto più in basso) è colui che viene considerato soprannaturalmente vincitore quando l’Egitto è in crisi politica (pur essendoci state alcune dinastie che si sono richiamate a lui – d’altra parte era il dio del deserto e delle oasi all’inizio della storia egizia).

L’armonia, l’ordine, la forza e la ricchezza erano garantiti invece quando nel mondo soprannaturale vinceva Horo-Horus (le due foto cliccabili qui in basso: la prima ©Giuseppe Grifeo; la seconda immagine di Steven C. Price – dal Tempio di Edfu), figlio di Osiride e Iside.

I prodromi del mito di Osiride e Iside: la formazione del Mondo

ULTIMA cosa prima di procedere al racconto, è un dovuto accenno alla formazione del mondo secondo la mitologia egizia: In principio era il caos (Nun), l’oceano primordiale entro il quale si nascondeva Atum, chiuso in un bocciolo di loto. Improvvisamente egli spuntò sul caos “e apparve splendente sotto la specie di Ra (sole)” e creò due figli divini: Sciu, dio dell’aria e Tefnet dea dell’umidità (non della pioggia che, praticamente, non esisteva in Egitto).

Da questa coppia nacquero Gheb, dio della terra e Nut, dea del cielo. I due, a loro volta, generarono due figli, Osiride Seth e due figlie, Iside Neftis.

Ra era anche il divino sovrano degli uomini. Divenuto vecchio lasciò il trono a Sciu e Tefnet, ai quali successero Gheb e Nut e, infine, Osiride e Iside che ebbero Horo (o Horus) come figlio.

Iside, dea simbolo dell’amore materno e fraterno, della dedizione coniugale, in tutte le epoche dell’antico Egitto è raffigurata in statuine con il piccolo figlio Horo in braccio, rappresentazioni estremamente diffuse nelle case, assimilabili alle immagini cristiane della Madonna con Gesù bambino.Tantissimo altro ci sarebbe da scrivere, ma sarebbe troppo lungo.

Il mito di Iside e Osiride

“Osiride era un mitico re dio degli abitatori del Nilo; sovrano benefico indusse i suoi selvaggi sudditi a vivere in pace, a non sbranarsi a vicenda, ad abbandonare l’avventurosa vita nomade. A questo fine insegnò loro a lavorare la terra, a coltivare la vite e a ottenere il vino e l’orzo da cui trarre la birra. Mostrò loro come forgiare i metalli e le armi per difendersi dalle belve, li invogliò a vivere in comunità, a fondare città. Iside, la sorella sposa, per parte sua, guariva le loro malattie, scacciava gli spiriti maligni con arti magiche; fondò la famiglia, insegnò agli uomini a fare il pane e alle donne tutte le arti muliebri, la tessitura, il ricamo. Insomma, inventarono la civiltà. L’Egitto si trovò così nell’Età dell’Oro”.

“Compagno e amico di Osiride era Thot, dio delle scienze, cui spettò il compito di insegnare agli Egizi a leggere e scrivere. Non contento di ciò, Osiride volle portare la sua benefica missione anche nel resto del mondo e, durante la sua assenza, lasciò la reggenza del trono a Iside”.

L’inganno e l’inizio della ricerca del corpo di Osiride imprigionato in uno scrigno

“Ma ecco il fratello Seth, escluso dal trono in quanto figlio cadetto, tramare subito per usurparglielo: la vigile Iside riesce a stroncare ogni manovra. Osiride tornò dal viaggio, felicemente concluso, in compagnia di Thot e di Anubi (dio dei morti). Il perfido Seth, l’esatto opposto di Osiride, ordisce allora un orribile inganno: dà una grande festa in onore del fratello e durante il banchetto mostra agli invitati un magnifico scrigno finemente istoriato e tempestato di gemme e, scherzando, proclama che ne farà dono a chi, entrandovi, lo occuperà esattamente con il proprio corpo (l’aveva fatto costruire su misura per Osiride, che aveva una statura gigantesca)”.

“Ognuno dei commensali, ammirato per la preziosità dell’opera e desideroso di averla, ci si provò, ma risultava sempre troppo piccolo. Alla fine fu la volta del re (Osiride), la cui statura si attagliò a pennello. Seth, fulmineo, con i suoi complici rinserrò il coperchio, lo sigillò con piombo fuso e gettò lo scrigno nel Nilo. Gli dei atterriti presero forme di animali per sfuggire a una simile sorte”.

“Iside, disperata, si strappò le vesti e con l’aiuto di Thot riuscì a fuggire e partì alla ricerca della salma dello sposo per dargli almeno degna sepoltura. Era scortata da sette velenosissimi scorpioni, terribile guardia del corpo. Giunse esausta alla città di Pa-sin, ma lacera e sfinita com’era, non trovò ospitalità (forse a causa del poco raccomandabile seguito). Una donna le chiuse ostentatamente la porta in faccia. I sette scorpioni si consultarono tra loro sul modo di vendicare l’affronto alla dea, e ad uno a uno, avvicinandosi al loro capo, Tefen, iniettarono nella sua coda tutto il loro veleno. Tefen, introdottosi nella casa della poco cortese signora, trovato il suo bambino, lo punse. La potenza del veleno era tale che la casa prese fuoco”.

“Frattanto una misericordiosa e umile contadina, Taha, impietosita da quel volto impietrito dal dolore, accolse Iside, spontaneamente; l’altra, che si chiamava Usa, non trovò una sola goccia d’acqua per spegnere l’incendio e disperata, col bambino morente fra le braccia, vagava in cerca di aiuto, ma nessuno le rispondeva. Fu Iside che ebbe pietà di lei: impartì al veleno l’ordine di non agire e il bimbo guarì subito, mentre una pioggia miracolosa spegneva l’incendio. L’ira del cielo s’era placata. Usa, pentita, capì di trovarsi di fronte ad un essere soprannaturale e offrì doni a Iside, implorandone il perdono”.

La ricerca della bara con il corpo di Osiride porta Iside sulla costa del Libano, fino a Biblo, l’antica Kpny per gli Egizi

“Iside riprese il vagabondare tra le infinite insidie che gli spiriti maligni, al servizio di Seth, cospargevano sulla sua via. Presso Tanis, seppe da alcuni bimbi che la cassa, sul filo della corrente di quel ramo del Nilo, aveva raggiunto il mare aperto. Disperata, camminò e camminò e giunse a Biblo. Proprio qui, tempo prima, era approdata la tragica bara infilatasi tra i rami di un cespuglio che, al contatto col corpo divino, s’era trasformato in una splendida acacia che rinserrò lo scrigno nel proprio tronco. Un giorno il re di Biblo, vedendo lo stupendo albero, ordinò che lo si tagliasse per farne una colonna del suo palazzo”.

“Iside, giunta in città, tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzava intorno alla colonna, lanciando strida strazianti, ma nessuno le faceva caso. Alla fine la dea disperata decise di agire: si sedette presso la fonte e quando le ancelle della regina vennero ad attingere acqua, prese a conversare, poi a pettinarle, a offrire divini profumi, con loro grande gioia. Anche la regina volle conoscere la straniera che, in brevissimo tempo, entrò nelle sue grazie e fu nominata governante del principino. Ogni notte, preso il suo aspetto di rondine, Iside non cessava il suo pianto. La regina di Biblo, una sera, volendo sincerarsi che il bambino dormisse, entrò nella sua camera e trovò uno spettacolo raccapricciante: la culla del figlioletto era circondata da alte fiamme e, ai piedi del letto, sette minacciosi scorpioni facevano la guardia. Atterrita, urlò, accorsero le guardie, accorse il Re e la stessa Iside, al cui cenno le fiamme si spensero d’incanto”.

“La dea svelò il proprio essere e rimproverò la regina; riconoscente per l’ospitalità aveva deciso di rendere il principe immortale e, per questa ragione, ogni notte lo immergeva nelle fiamme purificatrici. Ma purtroppo ora l’incanto era rotto. La regina ne fu profondamente rattristata e il re, onorato d’aver dato ricetto a una dea, le offrì tutto ciò che lei volesse. Iside, naturalmente, chiese la grande colonna e lei stessa ne trasse lo scrigno e riempì il tronco di profumi, lo avvolse in aulenti bende e lo lasciò al re e al suo popolo come suo ricordo e preziosa reliquia“.

Ripresa la via del ritorno scortata da due figli del re, non seppe resistere a lungo: ordinò alla carovana di fermarsi e aprì la cassa. All’apparire del volto del marito le sue urla di dolore riempirono l’aria di un tale spavento che uno dei figli del re uscì di senno. Peggiore sorte toccò all’altro: Iside s’era chinata lacrimando sul caro viso e l’ignaro ragazzo l’osservava incuriosito; la dea, accortasene, gli lanciò una tale occhiata che il poveretto cadde fulminato”.

Le formule magiche di Iside per cercare di riportare in vita Osiride, la miracolosa fecondazione, Seth che trova la salma del fratello e la smembra in 14 pezzi

Rimasta sola, Iside tentò di tutto, usò invano tutte le possibile formule magiche per richiamare in vita lo sposo; trasformatasi in falco e agitando su di lui le ali per cercare di ridargli il soffio della vita, miracolosamente rimase fecondata (successivamente nascerà il figlio Horus). Giunta in Egitto, nascose la bara in un luogo romito presso Buto, tra le inestricabili paludi del Delta che la proteggevano dai pericoli. Per puro caso Seth, andando una notte a caccia al chiaro di luna, trovò la bara. Apertala e vista la salma del fratello, in preda al più scatenato furore la fece a brani, tagliandola in quattordici parti che sparpagliò per tutto l’Egitto”.

La ricomposizione del corpo di Osiride rimettendo insieme 13 pezzi (il quattordicesimo – il fallo – irrecuperabile), la nascita di Horus, la vendetta

L’infelice Iside, al nuovo scempio, ricominciò la pietosa ricerca dei macabri resti e dopo immense fatiche riuscì a ricomporli (tranne il membro virile divorato da un ossirinco, una specie di storione del Nilo). Sui luoghi ove i resti furono trovati, sorsero cappelle e poi templi ai quali si compivano pellegrinaggi chiamati della ricerca di Osiride(foto cliccabile in basso – Occhio di Horus: rilievo dal soffitto del tempio di Dendera – foto di Olaf Tausch).

Ricomposto il corpo, Iside chiamò a sé la diletta sorella Neftis (incolpevole sposa del malvagio Seth), Thot e Anubi. E con la scienza ereditata da Osiride, tutti insieme si prodigarono per rendere a Osiride la vita. Anubi imbalsamò il corpo e confezionò così la prima mummia che fu fasciata e ricoperta di talismani. Sui muri del sepolcro, ad Abido, furono incise le formule magiche di rito. Accanto al sarcofago fu posta una statua del tutto somigliante al defunto. Osiride così resuscitò, ma non poté regnare più su questa terra e divenne re del ” Sito che è oltre l’Orizzonte occidentale” (il Regno dei defunti) che trasformò da luogo cupo e triste in una landa ubertosa e ricca di messi”.

“Compiuto il rito della sepoltura, Iside tornò a nascondersi nelle paludi per proteggere se stessa e soprattutto il nascituro dalle vendette di Seth. Quando Horo nacque, la madre lo protesse con tutto l’amore, invocò su di lui l’aiuto di tutti gli dei, poi gli insegnò la scienza, l’educò nel culto del padre. Horo crebbe “come il sole nascente, il suo occhio destro era il sole, quello sinistro la luna” ed egli stesso era un grande luminoso falco che solcava i cieli. E quando fu abbastanza grande, Osiride tornò una volta sulla terra per farne un soldato”.

“Allora Horo, radunati tutti i fedeli del re tradito, partì alla ricerca di Seth per vendicare il padre. La tremenda battaglia durò tre giorni e tre notti. Seth e i suoi si trasformarono nei più terribili e imprendibili animali per cercare di sfuggire alla sconfitta. Horo mutilò Seth, ma questi si trasformò in un enorme maiale nero e ingoiò l’occhio sinistro di Horo: la luna cessò così di splendere, l’umanità era attonita”.

“Alla fine Seth stava per soccombere, quando Iside cominciò ad intromettersi, a supplicare il figlio perché il massacro avesse termine: dopo tutto, Seth era suo fratello e marito della diletta sorella Neftis”.

“Horo, in uno scatto d’ira, tagliò la testa alla madre. Thot guarì subito Iside ponendole, al posto della sua, una testa di mucca. La battaglia riprese e durò all’infinito senza vincitori né vinti. S’intromise allora autoritariamente Thot, che guarì Seth, ma gli impose di restituire l’occhio a Horo. La luna tornò a risplendere. Intervennero allora anche gli altri dei e posero la questione al giudizio di Thot”.

“Fu un processo fiume che durò ottant’anni. Seth accusò Horo di non essere figlio di Osiride, essendo nato troppo tempo dopo la morte del vantato padre. Horo controbatté tacciando Seth di malafede. Alla fine il Divino Tribunale sentenziò che Horo avesse il regno del Basso Egitto e Seth quello dell’Alto Egitto”.

Il tutto, secondo Manetone, sarebbe avvenuto 13.500 anni prima di Menes (o Narmer che alcuni indicano come suo successore, ma più probabile sia altra denominazione del Sovrano), il primo Faraone a dare forma alla Nazione del Nilo unendo Alto e Basso Egitto, incoronato come tale intorno al 3000 a.C.  

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...