Il territorio della Doc Valpolicella è in continua evoluzione. Il dossier appena presentato dal Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella mette nero su bianco la realtà di questa primaria fetta d’Italia per la produzione di vini d’eccellenza, vanto del Veneto e del Veronese. Il 24 giugno è andato in scena l’evento online “Valpolicella Superiore – A Territory Opportunity” dedicato a stampa, operatori del settore, esperti (link all’articolo), momento di presentazione del dossier e dell’attuale situazione del territorio di produzione incastonato nella sua evoluzione durante gli anni e inquadrato nella sua realtà produttiva e qualitativa.
Valpolicella, la realtà oltre la denominazione
Superficie vitata di 8.398 ettari, con il suo capoluogo di provincia, Verona, che curiosamente detiene la fetta più ampia (1.263 ettari, il 15% del totale) di una vigna incentrata su varietà autoctone. Queste ultime sono presenti nelle colture locali per il 97% dei terreni vitati. Le tipologie: il Corvina (56%), il Rondinella (20%) e il Corvinone (16%).
Lo scorso anno sono stati prodotti quasi 65 milioni di bottiglie tra Valpolicella e Ripasso Doc, oltre alle Docg Amarone e Recioto.
A operare sono 2.271 viticoltori, 6 le cantine sociali, 322 imbottigliatori. Il giro d’affari annuo è pari a oltre 600 milioni di euro generato per il 70% dall’export verso 87 nazioni.
“Abbiamo voluto dotarci di uno strumento di monitoraggio della denominazione che affineremo sempre di più nel prossimo futuro – ha detto Christian Marchesini, presidente del Consorzio di tutela vini Valpolicella, riferendosi al Dossier appena pubblicato – convinti che dallo studio dell’ecosistema socioeconomico della denominazione debbano derivare le scelte da percorrere. Competitività, sostenibilità ambientale ed economica, qualità, sono valori che oggi i Consorzi di tutela hanno il dovere di perseguire per mantenere in equilibrio la filiera. A tal proposito abbiamo la fortuna di poter contare su un tessuto di imprese lungimiranti e responsabili, sia sul piano della sostenibilità con la crescita della vigna green, che su quella legata al contingentamento della produzione a salvaguardia del valore del prodotto”.
Il Consorzio ha proposto e attivato recentemente precise politiche di contenimento della produzione, misure condivise dalle imprese.
L’azione “frenante” ha contribuito da una parte ad aumentare la qualità media, dall’altra a generare un maggiore equilibrio sui mercati, con un aumento dei prezzi dello sfuso di Amarone dal 6% al 13% nell’ultimo biennio a seconda dell’annata, per effetto di una produzione di uve scesa negli ultimi due anni del 12% sul biennio precedente, a fronte di una crescita della vigna sul pari periodo del 5%.
Nel complesso, negli ultimi 20 anni la superficie vitata è cresciuta di oltre il 60%.
Tra i comuni epicentro, dopo Verona seguono a ruota Negrar (14% della superficie complessiva della Do) e San Pietro in Cariano (13%), poi Illasi (11%), Marano e Mezzane.
Il 43% afferisce alla zona Classica, il 54% alla Doc e il 3% alla Valpantena.
Sostanziali le variazioni nella scelta delle tipologie da parte delle aziende: per le medio piccole il paniere dell’imbottigliato è composto da Ripasso (44,6%) Valpolicella (30,7%), poi e Amarone/Recioto (24,7%); per le medio-grandi il Ripasso sale al 57,8% dei volumi, con Amarone/Recioto al 24,7% e il Valpolicella al 17,6% della produzione.
Cosa contiene il Valpolicella Annual Report 2021? (cliccare qui sotto per scaricarlo)
All’interno del dossier la realtà pluriennale fino ai numeri 2020, le puntuali analisi sul terroir con la mappatura dei vigneti, la carta dei suoli o la sintesi dell’ultima annata vinicola. E ancora, il focus produttivo con i trend degli ultimi trent’anni, le sottozone, le varietà e le scelte dei player per denominazione.
Tra le pagine del documento anche i dati di mercato con l’export nei principali Paesi della domanda, ma anche le azioni di tutela con i casi e le attività legali in corso, seguite dalle iniziative di promozione e la certificazione RRR-Riduci, Risparmia, Rispetta.
Tra le illustrazioni più indicative, curiose e specchio del comportamento delle piante, il grafico e il testo sulla “Fenologia della vite” che analizzando il comportamento delle colture, ha registrato come “la data di germogliamento sia in linea con la media storica mentre la fioritura è risultata anticipata di qualche giorno rispetto alla media. Con il progredire della stagione si è assistito ad un lieve ritardo per quanto riguarda la fase di invaiatura, che comunque si è posizionata in anticipo rispetto alle annate 2018 e 2019. Nonostante ciò la vendemmia è iniziata intorno al 13 settembre, manifestando tuttavia una disomogeneità fra le varie zone della denominazione“.
Naturalmente l’andamento meteorologico e fitosanitario (andamento 2020 confrontato con la media storica) e tanti altri dati ancora.