“Quando poi sboccia il fiore del cardo, e d’un albero in vetta
Dalle Opere di Esiodo (VIII-VII secolo a.C.), “L’Agricoltura”, versi 582-596
l’armoniosa cicala, dal fitto vibrare dell’ali
spande l’arguto trillo, del caldo è la grave stagione.
Son molto pingui allora le capre, dolcissimo il vino,
tutte lascivia le femmine, gli uomini tutti fiacchezza,
perché l’astro di Sirio debilita teste e ginocchia,
e per il caldo, la pelle viene arida e secca. Abbi allora
entro una roccia ombrosa riparo, abbi vino di Biblo,
una focaccia, carne di capre, e non siano in caldo,
carne di manza pasciuta nei boschi, e non abbia figliato,
e di capretto nato primíparo; e bevici sopra
limpido vino, all’ombra seduto, ben sazio di cibo,
rivolto il viso verso la brezza di Zefiro fresca,
verso una polla tersa perenne che sgorghi dal monte.
Mesci tre parti d’acqua, la quarta dev’esser di vino”.
“Quando il cardo fiorisce e da un albero la cicala canora diffonde l’armonioso frinire battendo le ali, è giunto il tempo dell’estate. All’ombra e con il cuore sazio, beviamo allora il vino generoso godendo del dolce alitare di Zefiro sul viso”.
La citazione “abbreviata” e semplificata che si trova sempre sul web
(immagini in basso: Zefiro nella Nascita di Venere e nella Primavera di Sandro Botticelli)

Autore – Esiodo, ‛Ησίοδος, Hēsíodos, il più antico poeta dell’Antica Grecia continentale (VIII-VIII secolo a.C.), recitatore e anche cantore di componimenti poetici di carattere epico, molto apprezzato dai greci suoi contemporanei per la sua morale, per il suo stile poetico sobrio e popolarmente pittoresco (in esametro dattilico, verso eroico per eccellenza, forse di origine micenea – lingua ionica, dialetto del gruppo linguistico ionico-attico con echi del dialetto eolico tipico della regione beotica), per il suo sentimento della Natura, fede nella giustizia divina a compimento di una vita concepita come fatica e dolore.
Tra gli altri suoi componimenti Esiodo scrisse il poema le Opere (῎Εργα – 828 versi) focalizzato sui due concetti fondamentali di lavoro e di giustizia tramite i due miti di Prometeo e delle cinque età degli uomini (ma non solo) e fu autore anche della Teogonia (Θεογονία) dove il poeta canta l’origine dell’universo ed elenca le generazioni degli dei nei tre periodi della storia del mondo, quindi Urano, Crono, Zeus.
Ἦμος δὲ σκόλυμός τ᾽ ἀνθεῖ καὶ ἠχέτα τέττιξ
L’originale dalle Opere di Esiodo in Greco antico – versi 582-596
δενδρέῳ ἐφεζόμενος λιγυρὴν καταχεύετ᾽ ἀοιδὴν
πυκνὸν ὑπὸ πτερύγων, θέρεος καματώδεος ὥρῃ,
τῆμος πιόταταί τ᾽ αἶγες, καὶ οἶνος ἄριστος,
μαχλόταται δὲ γυναῖκες, ἀφαυρότατοι δέ τοι ἄνδρες
εἰσίν, ἐπεὶ κεφαλὴν καὶ γούνατα Σείριος ἄζει,
αὐαλέος δέ τε χρὼς ὑπὸ καύματος· ἀλλὰ τότ᾽ ἤδη
εἴη πετραίη τε σκιὴ καὶ βίβλινος οἶνος
μάζα τ᾽ ἀμολγαίη γάλα τ᾽ αἰγῶν σβεννυμενάων
καὶ βοὸς ὑλοφάγοιο κρέας μή πω τετοκυίης
πρωτογόνων τ᾽ ἐρίφων· ἐπὶ δ᾽ αἴθοπα πινέμεν οἶνον,
ἐν σκιῇ ἑζόμενον, κεκορημένον ἦτορ ἐδωδῆς,
ἀντίον ἀκραέος Ζεφύρου τρέψαντα πρόσωπα·
κρήνης δ᾽ ἀεινάου καὶ ἀπορρύτου, ἥ τ᾽ ἀθόλωτος,
τρὶς ὕδατος προχέειν, τὸ δὲ τέτρατον ἱέμεν οἴνου.
Altre citazioni di Esiodo dalle sue composizioni
“E Giove, poi che armò l’ira sua, poi che l’armi ebbe prese,
il tuono col baleno, col folgore fumido ardente,
con un gran lancio un colpo scagliò dall’Olimpo; e le teste
intorno intorno tutte bruciò di quell’orrido mostro. [Tifone]
E quello, poi che fu domato, spezzato dai colpi,
piombò giù mutilato, die’ gemiti lunghi la Terra.
Ed una vampa sprizzò dal Dio folgorato percosso
nelle selvose convalli dell’Etna tutto aspro di rupi”.
(Teogonia – Giove stermina Tifone, versi 853-860). Qui metto un link a un mio precedente articolo proprio su Tifeo-Tifone e sulla sua leggenda.
“Quando parli di affari con tuo fratello, sii gentile ma bada di avere sempre un testimone”.
In un certo qual modo qui fa capolino la brutta esperienza vissuta da Esiodo con il fratello Perse, scialacquatore, una disputa per l’eredità dal padre
“Ama chi ti ama, frequenta chi cerca la tua compagnia, offri doni a chi ti offre doni e a chi niente ti dà non dare niente”.