Vinòforum spazio aperto al gusto e all’universo del vino, un bel ritorno per questa diciottesima edizione. Un’ottima occasione per scoprire i vini del Lazio nella cornice nazionale di aziende partecipanti all’evento romano. La degustazione organizzata da Lazio in Movimento (link sito web) è stata l’occasione per esplorare diverse interpretazioni del nettare di bacco secondo le declinazioni di gusto locali, dai territori lavici laziali fino alle aree costiere o comunque vicine al mare.
Una panoramica ricca fatta di 11 vini, tutti bianchi – a esclusione di un rosso -, in gran parte vendemmia 2020 insieme ai 2019 e ai 2018. Anche perché non è assolutamente detto che un bianco debba trovare immediata collocazione in bottiglia e commercializzazione entro un anno dalla raccolta dell’uva. Dipende dalla tipologia del vitigno, dai terreni dove hanno radicato e prosperato le viti, dai metodi di lavorazione, dalle condizioni climatiche e dal tipo di prodotto che le aziende desideravano ottenere.





Per quanto mi ha riguardato, questo è stato un appuntamento doppiamente importante perché Vinòforum 2021 ha rappresentato il mio ritorno in presenza a una manifestazione dopo il periodo più duro della pandemia Covid-19. È stato bello rivedere amici e colleghi giornalisti che non incontravo più dal 2019.
Un bel momento, calici di vino alla mano scoprendo sapori e profumi nuovi: foriero di prossimi appuntamenti da seguire anima e corpo.
Gli undici vini presentati da “Lazio in Movimento” a Vinòforum (parte 1)
Vitigni tipicamente laziali e altri internazionali, piuttosto vasta la gamma della “materia” prima alla base degli undici vini in degustazione. La presentazione alla stampa nella cornice di Vinòforum ha permesso di incontrare il prodotto ultimo di aziende strutturate da tempo e da altre più nuove, magari con una precedente tradizione di vendita delle uve e poi, da otto anni o ancora meno, trasformatesi in aziende vitivinicole… e hanno lavorato bene.
Realtà che sono arrivate da diversi territori, quelli che rendono ricca e molto variegata la natura paesistica laziale: dal viterbese e da Tarquinia, dai Castelli Romani, da Aprilia, da Frascati, da Grottaferrata, da Trevignano Romano, da Latina.
Molti i giovani che si sono cimentati nell’alchimia enologica, la cura della terra, la scelta dei vitigni, la cura delle piante e che hanno dimostrato di saper fare e di fare molto bene nel segno dell’identità-valorizzazione del territorio e della qualità.
Michela Irione, fondatrice di Lazio in Movimento, ha presentato la degustazione lasciando poi la parola ai singoli produttori. Ha ribadito la missione dell’associazione che vuole promuovere e far conoscere il mondo vitivinicolo e alimentare del Lazio, diffondere la consapevolezza della qualità di questi prodotti a livello nazionale e internazionale.
Gabriele Gaffino ha presentato il suo “Fojetta”, un Lazio Bianco IGT vitigno Viognier in purezza, vendemmia 2020, prodotto ad Ardea, sistema di allevamento della vite a doppio Guyot. Vino molto aromatico, tannini evidenti ma di grande morbidezza, ne avvertirete la grande freschezza, sapido quanto serve, molto equilibrato, frutto di una fermentazione a bassa temperatura (macerazione pre-fermentativa a freddo sulle bucce a 8°C per 48 ore – successiva fermentazione a freddo, 12°C, per 12 giorni). Grado alcolico: 13,5%.
Un nome particolare quello dato a questo vino, termine che Gabriele ha spiegato richiamando tipiche terminologie dell’area romana: Fojetta in dialetto romano era il tipico mezzo litro di vino, indicato così anche durante lo Stato Pontificio in una bolla di Papa Sisto V (XVI secolo); Sospiro, altro vino dell’azienda, era il termine riferito al solo calice di vino; Tubbo, altro prodotto della Gaffino, sempre secondo le denominazioni dei tempi di Papa Sisto V, era l’equivalente a un litro, mentre Cardinale, nome dato a un quarto prodotto della Cantina, indicava i due litri.
La Cantina Gaffino (link sito web – link spazio Facebook – link Instagram) esiste dal 1961, è l’azienda con maggiore esperienza nel panorama dei produttori presentati durante la serata. Poco distante da Roma Sud, spazia su 32 ettari e, di questi, 28 dedicati alle vigne: 150.000 piante, origine vulcanica dei terreni a un’altitudine equivalente al livello del mare.
Umberto ha presentato ” Viognier” IGT 2020 in nome di Riccardo Raparelli. Il prodotto, uve Viogner in purezza, si basa su questo vitigno internazionale che si trova benissimo in terreni di origine vulcanica. L’azienda Cantina Raparelli si trova a Lanuvio, sui Colli Albani, a circa 30 chilometri dalla Capitale. Progettata e realizzata da Riccardo, enologo nonché vinificatore della sua cantina e con precedente esperienza in cantine tra Umbria e Toscana.
Avvicinando il bicchiere è evidente al naso la sua grande aromaticità, un sentore tra il rosmarino e gli agrumi. Al palato spiccano la sua sapidità e un’invitante freschezza e sentirete come una nota di frutta fresca. Grado alcolico: 13,5%.
Allegamento a Guyot per le piante. Uve raccolte in cassette molto presto al mattino, pressatura soffice, fermentazione in acciaio per 20 giorni alla temperatura di 14°C, affinamento su fecce fini in agitazione periodica, per sei mesi. Link Facebook di Cantina Raparelli e link Instagram.
“Primo”, Frascati Superiore DOCG Riserva, frutto del lavoro del Merumalia Wine Resort, presentato alla degustazione di Lazio in Movimento da Giulia Fusco che insieme alla sorella cura l’azienda (link sito web – link pagina Facebook).
“Cerchiamo di attuare sempre nuove tecniche, ma devono essere non invasive in modo da mantenere integra la materia prima“, ha sottolineato Giulia.
La posizione dell’azienda è a breve distanza dal centro storico di Frascati, rivolta verso i Castelli Romani, le colline del Frascati DOCG e verso il bacino di quello che era l’antico lago Regillo.
Il “Primo” ha origine da uve che crescono su viti in terreni vulcanici. Produzione biologica del vino, vitigni Malvasia del Lazio, Greco e Bombino, affinamento per 4 mesi in acciaio e per 3 mesi in bottiglia.
Appena avvicinerete il bicchiere al naso sarete colpiti dalla sua aromaticità che richiama alcuni frutti (sarete voi, con la vostra impressione immediata ed esperienza personale, a comprendere se più pesca, pera, mela o un mix di tutti e tre o altro), mentre in bocca sprigionerà tutta la sua freschezza, molto persistente al palato, nota finale con una pennellata appena dolce come di mandorla appena colta.
“Amaltea” annata 2019, IGP Lazio Trebbiano della Artico Azienda Agricola che si trova tra i Castelli Romani e Aprilia. Come ha sottolineato Federico Artico, scelta particolare per il formato della bottiglia, una Magnum (1,5 litri) a custodire questo vino. Tra il serio e il faceto, Federico ha detto, “Per me la quantità contenuta in una normale bottiglia non basta“. In effetti, avendo a che fare con un ottimo vino, meglio avere a tavola una Magnum.
Prodotto da Trebbiano Ugni Blanc in purezza, su terreni di origine vulcanica a una quota di circa 200 metri sul livello del mare, questo vino al naso è molto profumato (a me richiama quasi l’erba tagliata di fresco), al palato discretamente sapido, secco e fresco con un accennato sentore acido che pulisce la bocca pronta così a un nuovo sorso. Gradazione alcolica pari a 13,5%.
Vendemmia manuale nella prima metà di settembre, pressatura soffice dell’uva, mosto chiarificato grazie a decantazione statica e poi la fermentazione a temperatura controllata in acciaio. Successivamente il vino resta per un mese sulle fecce dei lieviti subendo diversi bâtonnage (rimessa in sospensione delle fecce, operazione che alla fine consente di dare più corpo al vino). A seguire l’imbottigliamento, il riposo in cantina per due mesi e dopo può iniziare la commercializzazione.
L’Azienda Agricola Artico ha origine sul finire degli anni 90 quando vengono acquistati terreni che accolgono già delle viti tra Aprilia e i Colli Lanuvini. Le vecchie piante furono estirpate per impiantare cloni di pregio appartenenti a varietà internazionali che si sposeranno con la natura dei terreni e la prevalente composizione calcarea tipica dell’agro pontino e della campagna romana. Malvasia Puntinata, Trebbiano, Sauvignon Blanc, Merlot e Cabernet Sauvignon le tipologie di successo in azienda che arriva a una produzione di circa 16.000 bottiglie all’anno.
** In un prossimo articolo continuerà la rassegna sui vini che ho avuto il piacere di gustare.
Se domenica non fossi stato bloccato “ai box” per un problimino intestinale, avrei dovuto partecipare a un pranzo-degustazione nella zona di lugana… e gli amici che sono andati, hanno detto che, a parte il cibo, in cui si potevano impegnare di più, vista la spesa dell’evento, ne è valsa la pena… e hanno pure provato un lugana rosso di cui nemmeno conoscevo l’esistenza! 🙂
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Ecco, a parte averne sentito parlare più volte, mai degustato un Lugana. È un’esperienza che ancora devo fare
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Beh, cerca di rimediare: ne val la pena!
Tra l’altro, per un aperitivo, lo preferisco di gran lunga alla classica bollicina del prosecco.
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Il vino prosecco, se non champagne, è ottimo come aperitivo, ma anche in abbinamento con pietanze dal sapore non troppo deciso (non necessariamente primi e secondi di pesce) piacevolmente usati anche durante un pasto. Il Lugana come aperitivo e alternativo alle nostre bollicine? Mi incuriosisce ancora di più
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So che si sposa molto bene col pesce di lago e di fiume (il Lugana), ma io preferisco un vino fermo anche per l’aperitivo, anche se “sgrassa” meno la bocca dagli stuzzichini che lo accompagnano.
Non credo ci sia una scelta univoca, poi, magari, va anche a periodo: durante le festività, la bollicina fa sempre più aria di festa.
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Qui entrano in gioco le preferenze personali, il desiderio di sperimentare con gli abbinamenti e tanti altri fattori. Recentemente a casa di amici abbiamo iniziato con un pre pasto a base di champagne che poi abbiamo portato nella parte iniziale del pranzo. A fine bollicine abbiamo continuato con vini rossi siciliani, un Etna rosso e un Cerasuolo di Vittoria a chiudere. Il primo piatto era leggero, una pasta particolare a base di pesce preceduta però da avocado tagliati a metà e conditi/farciti (al posto del seme centrale) in maniera particolare: in questa fase lo champagne si univa perfettamente
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Beh, vedo che vi trattate male… 🤣🤣🤣
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Eh dai, ogni tanto scateniamo il godimento al palato. Adesso poi ci stiamo vedendo di più, tutti vaccinati. Nella prima fase dell’anno a farci tamponi il pomeriggio precedente o la stessa mattina di un pranzo (io, in tutto, ne avrò fatti una ventina per diverse esigenze). Ora, vista la nostra maggiore tranquillità, ci sfoghiamo! 😜
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Giusto così! 😀
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