L’immensità e la forza del breve cammino di vita. Il mondo di una rosa

Parole antichissime dall’Egitto del XVI-XI secolo a.C. oppure versi di Juan Ramon Jimenez, poeta spagnolo vissuto a cavallo del 1800 e del 1900? Sulla prima poesia che qui ho inserito resta un dubbio. È un piccolo blocco di versi che ho voluto fortemente perché dedicato all’immensità e alla forza del breve cammino di vita. Tanto per capirsi, è rivolto all’essenza della vita e dell’amore.

Se percorrerete il web alla ricerca della paternità di questo piccolo e affascinante sospiro di poesia, troverete “Anonimo dall’Egitto del XVI-XI secolo a.C.”, oppure “Juan Ramón Jiménez Mantecón”. Procederò ad approfondire la questione per eliminare le “distorsioni internettiane” ripristinando la verità. Intanto, ho scelto questa breve composizione per incastonarla in cima alle successive nonché autenticamente egizie.

“Così breve è il nostro
cammino in questo sogno.
Il mondo di una rosa.
Ma noi lo rendiamo
immenso
con soste di lunghi dolci baci
sulle foglie aperte”.

A questa prima aggiungo un brevissimo estratto dalla raccolta di Canti d’amore egiziani, su un bacio dato tra il 1300 e il 1150 a.C. (Canti d’amore del Cairo; Pap. di Torino 1966; Pap. Chester Beatty I; altri).

Sull’argomento ho già scritto in un’altra pagina (link) ma, naturalmente, riportando altri testi poetici di grande rilievo.

Amore, o meglio, malattia d’amore.

“(Lei) Se guardo i dolci,
[essi sono amari] come il sale.
Il succo di melograno, che era dolce alla
mia bocca,
è come il fiele degli uccelli.
Il profumo del tuo naso, da solo,
è ciò che vivifica il mio cuore.
Ho trovato ciò che Amon mi ha dato in
eterno per sempre”.

(Fox No. 12, B-C)

“(Lui) Per sette giorni non ho visto la mia

sorella

e perciò la malattia è penetrata in me,

le mie membra sono divenute pesanti

e io ho dimenticato il mio stesso corpo.

Se venissero da me i migliori medici,

il mio cuore non gradirebbe le loro

medicine.

[Tutti] i maghi non hanno nessuna possibilità,
la mia malattia non può essere diagnosticata.
È il dirmi: Eccola! che mi farà rivivere;
è il suo nome che mi farà alzare;
è l’andare e venire dei suoi messaggeri che farà rivivere il mio cuore.
Più efficace di ogni medicina è mia (sorella) per me;
lei è per me di più del Manuale (medico).
Il suo modo di camminare è il mio amuleto;
se la vedo, allora divento sano;
se lei apre i suoi occhi, allora il mio corpo rifiorisce;
se lei parla, io ridivento forte,
se l’abbraccio, lei scaccia la malattia da me.
Ma lei è andata via da me da sette giorni”.

(Fox n. 37)

“(Lei) [Io dimoro] nel tuo amore

giorno e notte,

le ore che sono coricata

e che sono desta, fino all’alba. […]

I tuoi lineamenti fanno rivivere il mio cuore. […]

La tua voce rende forte il mio corpo

quando è stanco. […]

[Nessun altro] è in bilancia (in accordo) con il suo cuore

eccetto me sola”.

(Fox N. 20A)

L’Amore grande

Come sottolineato da Alviero Nicacci (Studium Biblicum Franciscanum, Bible and Archaeology, Emeritus) nel suo studio “Cantico dei Cantici e Canti d’Amore egiziani”, nel dipanarsi dei canti egiziani, l’espressione “il tuo amore” significa “tu, mio amato”, e “l’amore della mia sorella” significa “la mia amata sorella”.

“(Lei) O fiore delle piante-mekhmekh:
il mio cuore è in bilancia (in accordo) con te,
e io farò per te ciò che egli (il mio cuore) desidera,
quando sono nel tuo abbraccio.
È la mia preghiera che (?) ha dipinto il mio occhio;
vedere te ha illuminato i miei occhi.
Io mi sono avvicinata a te per vedere il tuo amore,
o principe del mio cuore!

Com’è bella questa mia ora!
Fluisce per me un’ora dall’eternità,
da quando giaccio con te.
È sia nel dolore che nella gioia
che tu hai esaltato il mio cuore!
Non [lasciarmi]!”.

(Fox N. 17)

“Sotto il fiore che lei contempla, la giovane vede l’amato – sottolinea Nicacci commentando e descrivendo i versi che precedono – il linguaggio, dal piano letterale passa a quello simbolico, con confini labili tra i due. Questo passaggio da un essere della natura alla persona dei protagonisti, è fenomeno frequente nelle poesie d’amore egiziane. Il modo brusco con cui si verifica, fa capire fino a che punto i due innamorati si sentano parte della creazione, si specchino in essa e in essa si comprendano l’un l’altro”.

(Lei) Noi saremo insieme

anche quando verranno

i giorni di pace della vecchiaia.

Io sarò con te ogni giorno,

ponendo [cibo davanti a te]

davanti al suo signore”.

(Fox N. 20B,B)
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