Palermo, nell’antica prigione di Palazzo Chiaramonte-Steri è inciso il testamento di tanti condannati dalla Santa Inquisizione Spagnola: testi, pensieri, invocazioni

Ogni peccato al fin giusticia aspetta”. Questa frase campeggia tra altri graffiti in una delle grandi celle comuni di un’antica prigione – oggi museo – su piazza Marina, a Palermo. Immaginatevi ammassati insieme a tanti altri in ambienti perennemente bui, maleodoranti, sporcizia a volontà, poco cibo. Rinchiusi lì per condanne che spesso avevano dell’assurdo, ma frutto delle manipolazioni, dei malcelati interessi e dalla guerra tutta interna portata avanti dalla Santa Inquisizione Spagnola, un’azione eseguita per evitare “deviazioni” dal giusto corso spirituale e morale, per scongiurare tentazioni infedeli, per reprimere presunti eretici e i caduti nella rete del demonio. Nell’antica prigione di Palazzo Chiaramonte-Steri è inciso il testamento di tanti condannati.

Fu intorno al 2014 che vidi per la prima volta queste prigioni. Oggi ho voluto ricucire descrizioni e messaggi anche in un video pubblicato sul mio canale YouTube. In fondo a questa pagina i dati utili per informarsi sulle visite.

Volendo fare una piccola scelta su quanto i detenuti hanno inciso su quei muri:

“attia chi di li corna ai lu pri matu
MI vegnio rivirenti addi in chri nari
CHE chiara cosa tanu in curu natu
LI sagri musi pri lu to cantari
MURmuru e dogliu chi ti vio statu
RI strittu in tra lulocu di magari
CHIssi un veru Gioseppi catsaratu
NUccenti comu un Giornu ta tru vari
canzoni si voi sappiri supra di cui effatta
riungi li capi versi chi lu sai”

—-
(mettendo in sequenza i capoversi: MI CHE LI MUR RI CHI NU)

Jdoe believe in God the father all mighty makey of
heven and carth […] Jesu Christe his onely
Son ovr Lode whici[…] concevd (?) by the holy
got and boren of the virgen mary soffered vider
Poncius Pilato was crucifie died […] was buried asended into hel and
the thurde daye he r[…] gaine from the did and as sended into (n?)ev(u)en and
the are he siteth […]ande of God the father all nighti (?) from thence
he shall com[…]

— (traduzione approssimativa)

Jdoe crede in Dio, il padre di cui tutto è potente
Paradiso e Terra […] Gesù Cristo suo unico
Figlio di Lode […] concepito dal santo
ottenuto dalla vergine maria e partorito, soffrì sotto
Poncio Pilato, fu crocifisso, morì fu sepolto asceso agli inferi e il terzo giorno risorse e come mandato in paradiso
[…] di Dio padre tutti […] da lì
lui verrà

“Benché sia eterno il tormento, né di senso, né di anima mi priva”

“Cavdu e fridu sentu ca, mi pigla

la terzuru, tremu li vudella,

lu cori e l’alma s’assuttigla”

Trasposto in Italiano – “Sento freddo e caldo, mi ha preso la febbre terzana, mi tremano le budella, il cuore e l’anima si assottigliano (mi diventano piccoli)”

scritto in antico Siciliano da una detenuta

“Poco patire, eterno godere, poco godere eterno patire”

“Pochi giungono al ciel, stretta è la via”

“Santa Rosalia che hai salvato Palermo dalla peste salva anche me”

Allegramenti o carcerati, ch’ quannu chiovi a buona banna siti

– in Italiano – Rallegratevi o’ carcerati, perché quando piove siete in un buon posto (riparato dalla pioggia)

scritta-graffito dal forte accento ironico

Adam
Eva
Abraham
Isaac
Jacob
Joseph Iusto
Noe
Santus Joseph […]rum Mariae Virg.
Ionnis Baptista
Sant Simeon
Moysen
Aaron
Rex D VII
Rex Salamon
Jesse

Regina di Saba

dalla prima delle due immagini appena sopra questo testo

Già mai potrò Lucia chiara mia sposa
lodar a pieno col mio basso stile
la tua […] petto e’l cuor
e tu dell’honor tuo fosti gelosa
Intrepida […] imperiosa
rifiutasti il tiranno infame, è […]
[…] Dio sposa e serva humile
rimanesti di lui vittoriosa.
E s’egli poi il malvagio fier ‘et empio
volea p forza il tuo virgineo fiore
coglier da te non potè ma cotanto
e restò intatto il tuo sacrato tempio
che benché fossi tratta con furore,
immobile ti rese lo Spirito Santo
Il tuo devoto

Storie di vita e nomi, su nomi, su nomi, su nomi…

Nel Carcere dei Penitenziati molte parole sembrano parlarti, messaggi in antico Siciliano, in Latino, in Italiano arcaico, ma anche in Inglese dell’epoca. Una sequenza di preghiere, di invocazioni anche alla morte o a Santa Rosalia, alla Madonna, a Cristo, il tutto insieme ad altre e diverse espressioni, amare conclusioni sulla vita tutte graffiate su quei muri o figure, tante, dai santi e dai simboli sacri ai mostri e ai diavoli, dai velieri a torri merlate e raffigurazioni diverse.

Tra quei graffiti non manca anche una mappa della Sicilia che nel nome tracciato su alcune località (Terranova per quella che tornò a chiamarsi Gela da metà 1700 circa) rivela il periodo in cui fu disegnata: l’autore, persona di evidente cultura e decoro, si scusa già per eventuali errori dovendo disegnare la cartina a memoria e non potendo verificare i dettagli, ma lascia a chi verrà dopo le possibili e probabili correzioni.

Il graffito più antico di cui è rimasta traccia è del 1632, firmato dai messinesi Battista Gradu e Thomasi Rizzo.

Tanti di quei reclusi rimarranno per sempre nell’oblio, senza un’identità rintracciabile, neppure nel patrimonio documentale che si rifà alle condanne e alle inchieste concluse a quei tempi.

Accenno sulla storia di Palazzo Chiaramonte Steri

Fu palazzo nobiliare edificato e abitabile dal 1302 su terreni rocciosi circondati da aree paludose e malsane del quartiere della Kalsa, edificio voluto dai Chiaramonte: il primo abitatore fu Manfredi Chiaramonte Prefoglio, conte di Modica, Signore di Caccamo, sostenitore degli d’Aragona nelle Guerre del Vespro sostenendo la candidatura alla Corona del Regno isolano di Pietro III d’Aragona e della moglie la regina Costanza II di Sicilia. Manfredi fu poi nominato Gran Siniscalco del Regno dall’aragonese Re Federico III di Trinacria.

Qui sopra alcune immagini dell’interno. Le prime tre foto ritraggono una piccola porzione della volta della Sala Magna con decorazioni su imprese cavalleresche-fantastiche e gli ancoraggi delle travi dove compaiono gli stemmi di storiche famiglie siciliane: nella prima foto si vede al centro lo stemma Moncada, A seguire la Corte, la grande campana, una delle aperture a trifora con tipiche modanature. Infine, uno scorcio del palazzo e del circuito di visita ai preesistenti siti musulmani di produzione delle ceramiche e del vetro

L’edificio storico fu poi fu residenza dei viceré di Sicilia, ci si insediò l’Ufficio della Dogana e, fino al 1782, sede di un terribile tribunale e luogo di sofferenze per condannati ad anni di stenti o a morte, spesso rinchiusi con false prove, grazie a delazioni prezzolate, solo per imprigionare e defraudare personaggi dei loro patrimoni. Alcuni morirono sul rogo.

Fu il Marchese Domenico Caracciolo di Villamaina, Viceré di Sicilia dal 1781 al 1786, a chiudere il periodo dell’Inquisizione in Sicilia: il nobiluomo seguì le idee illuministe di Parigi dove aveva vissuto e fu spalleggiato dal Vescovo Salvatore Ventimiglia che, nonostante fosse l’Inquisitore del Regno, era un convinto riformista/illuminista cattolico. Così il Viceré fece sloggiare il tribunale del Santo Ufficio dal Palazzo e fece bruciare gli strumenti di tortura insieme al ricco archivio di quello stesso tribunale.

Nella denominazione dello storico edificio, la parte Steri ha una sua origine linguistica in “Hosterium”, Palazzo Fortificato, che in Lingua Siciliana era trasformato in “Osterio” contratto in “Steri”.

Situazione attuale – Da circa settant’anni Palazzo Chiaramonte Steri (link) è sede del Rettorato dell’Università di Palermo. Restaurato e rinnovato nelle parti mancanti dal celebre e pluripremiato architetto Carlo Scarpa. Splendida la Sala Magna al primo piano, sala di rappresentanza del Rettore, con uno soffitto ligneo a scene dipinte che rappresentano avventure cavalleresche del 1377. Al secondo piano la Sala delle Capriate utilizzata per conferenze e avvenimenti culturali di rilievo.

Dopo una visita a quelle antiche prigioni basta poco per immaginare che vita si facesse lì dentro

A Palazzo Chiaramonte Steri le prigioni si colmarono di condannati, rinchiusi in ambienti terribili dove la stessa luce era un bene prezioso, in pratica inesistente. A volte, se andava bene, una luminosità svogliata sembrava quasi sgocciolare insieme alla cera da piccole e rare candele per pochi prigionieri, i meno disgraziati. Questi ultimi, più “fortunati”, erano quelli che riuscivano pure ad avere dei colori per rendere più vive le loro rappresentazioni tracciate sui muri che li circondavano.

Dal XVI secolo con i viceré spagnoli la mano pesante calava senza pietà, ma poi con la Santa Inquisizione Spagnola non migliorò di certo visto che gestiva con mano tutt’altro che leggera le inchieste e le assegnazioni delle condanne, il tipo di prigionia. Fu Diego Sanches, architetto spagnolo, a progettare nel 1603 il Palazzo come lo vediamo oggi, nel suo ampliamento dello spazio riservato alle prigioni.

Per riscoprire le vite e i racconti dei reclusi, si susseguirono noti personaggi che si dedicarono a questa ricerca e alla lettura dei graffiti dopo lo smantellamento di intonaci che li avevano ricoperti. L’etnografo palermitano Giuseppe Pitrè ci si dedicò a lungo tra il 1906 e l’anno successivo, poi un balzo al 2005 per far riprendere tutto con un pieno lavoro di restauro curato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Nel frattempo, ne aveva scritto Leonardo Sciascia, mentre il fotografo Ferdinando Scianna fu incaricato dallo stesso Sciascia di completare un reportage sui graffiti.

Complesso Monumentale Steri

Piazza Marina, 59 – Palermo

Orari di apertura – Accessibile a persone con mobilità ridotta

Dal lunedì al venerdì: dalle ore 15 alle 20

Sabato, domenica e festivi: dalle ore 10 alle 20

Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura

Ingresso a pagamento

Intero: 8,00 €

Ridotto: 5,00 € per Gruppi minimi di 10 persone, Over 70, Ragazzi 10-25, Insegnanti;

Gratuito (studenti Unipa-Università di Palermo, guide turistiche, disabili, bambini di età inferiore ai 10 anni).

INFO/ Prenotazioni

tel.: 09123893780 – mail: biglietteria.steri@coopculture.it

Biglietteria OnlineOnline Ticket Office

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