“Trapani Classica” e Carmen Sottile, geniale pianista diciannovenne, futuro della musica: 21 marzo recital al Conservatorio di Trapani

Carmen Sottile, 21 marzo 2022 alle ore 10,30 recital al Conservatorio di Trapani. Per la diciannovenne pluripremiata pianista sarà un appuntamento stimolante, un evento progettato secondo la filosofia scelta dall’Associazione Musicale e Culturale “Trapani Classica”, quella di avvicinare i ragazzi alla musica portando giovani artisti a esibirsi per loro.

Gli eventi di “Trapani Classica” (link Facebook), l’associazione guidata dal pianista Maestro Vincenzo Marrone d’Alberti, sono realizzati in collaborazione con l’Ente Luglio Musicale, il Conservatorio di Stato “Antonio Scontrino” di Trapani e con l’Assessorato alla Cultura di Trapani.

Di esperienze artistiche Carmen ne ha già avute moltissime sia in Italia che nel mondo, in città italiane e in altre nazioni come in Francia, Inghilterra, Germania, Ungheria e Stati Uniti d’America (concerti a New York e a Boston).

La sua capacità interpretativa ha primeggiato praticamente da subito, tanto da permetterle di conquistare numerosi riconoscimenti, a cominciare dal 2013, quando aveva solo dieci anni, classificandosi prima al Concorso “Benedetto Albanese” di Caccamo (PA), al Concorso “Città di Palermo” e al Concorso “Napolinova” di Napoli (1° Premio assoluto e Prima classificata).

I suoi primi successi internazionali? Nel 2015, primo premio assoluto al Concorso internazionale “Città di Pesaro”, poi all’Amigdala International Competition di Catania, all’Ischia International Piano Competition e il primo Premio nell’International Music Competition for Youth “Dinu Lipatti” di Roma. Nel 2016 all’VIII Concorso Internazionale “Città di Treviso” e al XXVII International Competition “Flame” di Parigi (1° Premio e Prima classificata), nonché vincitrice del Grand Prize Virtuoso, Elgar Room/Royal Albert Hall di Londra.

Nel giugno 2016, nella Sala Montecitorio della Presidenza della Camera dei Deputati, ha ricevuto la Medaglia d’onore assegnata ai migliori giovani musicisti dei Conservatori italiani.

L’anno successivo altri trionfi. Classificatasi tra i vincitori per la Weill Hall/Carnegie Hall di New York, Excellent Winner e titolare del primo Premio e Prima classificata all’International Piano Junior Competition “Anton Rubinstein” di Dusseldorf e al Danubia Talents International Competition, Vac/Budapest.

Per una visione completa di tutta la sua carriera fino a oggi, consiglio di leggere il suo curriculum qui allegato cliccando sul link sottostante:

Carmen Sottile, l’intervista

Giuseppe Grifeo – Come è cresciuta in te questa passione per la musica, per il pianoforte? Hai iniziato da piccola, quindi qualche elemento deve aver fatto da catalizzatore.

Carmen Sottile – “Mio padre (il concertista Antonio Sottile) come musicista e insegnante riceveva molti allievi che frequentavano le sue lezioni. La mia curiosità verso la musica e il pianoforte è quindi nata subito, fin da piccola. Ero affascinata da questa arte, da questi ragazzi che dalle dita erano capaci di far uscire, di creare un suono da uno strumento. Da piccolissima lo consideravo un gioco. Così poi ho iniziato lo studio, intendo quando avevo otto anni e mezzo, nove. Successivamente, sono entrata al Conservatorio di Palermo”.

G.G. – Casa quindi come ambiente già immerso nella musica, nell’arte dei grandi compositori.

C.S. – “La musica la respiravo prima che iniziassi io stessa a lavorarci. E sottolineo che non intendo solo il pianoforte, ma tutta la musica, anche la lirica. Tutti in casa abbiamo nutrito questo desiderio, anche mia madre, che non è musicista, ha sempre avuto questa passione. Così il mio cammino è iniziato e ho partecipato ai primi concorsi e concerti verso il 2013”.

G.G. – A questo punto una domanda è d’obbligo: hai calcato i primi palchi, poi hai iniziato a far concerti all’estero. Che emozioni hai provato all’inizio, tu così giovane? Qualcosa è cambiato da allora?

C.S. – “In realtà l’emozione in vista di un concerto, indipendentemente dal luogo, in Italia o all’estero, è sempre la stessa: la tensione prima di salire su un palco è sempre presente, ma è legata all’amore verso quel che sto facendo. È sì un senso di tensione, ma non negativo, semmai diretto dal voler far bene per il pubblico, per me stessa e per la musica che devo interpretare. Con gli anni questa sensazione si avverte sempre di più perché, personalmente, sono sempre più consapevole di quello che vado ad affrontare. È il frutto di una sempre maggiore maturità. Non perché prima non fossi consapevole di quanto facessi o lo fossi meno: sono sempre più cosciente che questo è ormai un percorso fondamentale per me. Vorrei farne una carriera, un lavoro”.

G.G. – Immagino che la tensione non calerà mai, altrimenti potrebbe voler dire che qualcosa tra te e la musica è sparito, si è rotto. Oppure l’esperienza affievolisce la tensione?

C.S. – “Non credo che per me potrà mai arrivare il giorno dell’abitudine, dell’affievolimento di questa tensione, perché segnerebbe anche la fine della magia tra me e la musica. Se diventasse un’abitudine, vorrebbe dire che farei tutto questo in maniera meccanica, da semplice esecutrice e non da interprete”.

G.G. – Concertista o insegnamento? Cosa vedi nel tuo futuro?

C.S. – “Vorrei fare entrambe le cose, la concertista e insegnare. La prima direzione è quella da me privilegiata e mi piacerebbe tantissimo continuare a calcare i palchi suonando per il pubblico. Ma insegnare è molto importante, tanto quanto essere una pianista in carriera. Anche insegnando si può apprendere molto dal rapporto con gli studenti. Non solo con gli adolescenti, ma anche con i bambini: mi piacerebbe proprio far approcciare ragazzini, piccolini di cinque o sei anni, come fosse un gioco. Poi proseguire con loro portandoli ad amare e a creare la musica. Però, sempre con un approccio giocoso, mai pesante: bisogna sempre amare quel che si fa senza odiarlo. Con i più piccoli bisogna mantenere questo equilibrio fra gioco e amore. C’è un aspetto che va oltre quello puramente musicale, ed è quello umano, di crescita umana nell’approccio sociale, un punto importante che accompagna l’apprendimento degli elementi musicali”.

Programma recital pianistico di Carmen Sottile, 21 marzo 2022

Aula Magna del Conservatorio di Trapani – ore 10,30

Fryderyk Chopin:Poloneise in G Sharp minor
(op. posth)
Fryderyk Chopin:Nocturne op. 27 n 2 D Flat Major
Fryderyk Chopin:Étude op. 25 no. 11 in A minor
Fryderyk Chopin:Mazurka op 33 no. 4 in B minor
Fryderyk Chopin:Ballade n.1 op.23 in G minor
Franz Liszt/Giuseppe Verdi:Rigoletto
Paraphrase de concert S 434
Franz Liszt:Romance in E minor S 169
with Cadenza S. 527
Franz Liszt:Grande Ètude de Paganini n. 3
“La Campanella”
Aleksandr Skrjabin:Ètudes:
op. 8 no.2 in F Sharp minor
op. 8 no.4 in B Major
op.42 no.5 in C Sharp minor
Programma recital pianistico di Carmen Sottile – 21 marzo 2022, Aula Magna del Conservatorio di Trapani – ore 10,30

Concerto del 21 marzo 2022 – Guida all’ascolto

a cura di Anna Maria Malerba, musicologa e docente di musica, segretario di “Trapani Classica”

Il genio di Chopin è il più profondo e il più pieno di sentimenti e d’emozioni che sia mai esistito. Egli fa parlare a un solo strumento il linguaggio dell’infinito”. Il pensiero della scrittrice George Sand sul compositore polacco è condiviso ormai da tempo da studiosi e appassionati.

La prima parte del recital, tutta dedicata a Frederic Chopin, conferma, attraverso una rappresentanza delle forme brevi tanto predilette, una comunione spirituale con il pianoforte fin dalla giovane età.

La Polonaise in sol # minore, opera postuma pubblicata nel 1864, è stata composta all’età di 14 anni (nel 1824). Il pezzo che Chopin non ritenne di pubblicare ma lo offrì al dedicatario, madame Dupont, è pieno di slancio giovanile e di grazia salottiera con melodie affidate alla mano destra decisamente arabescate.

Una melodia sognante avvolta da un’armonia che ne comprende e ne esalta i suoni per uno dei notturni più eseguiti, il Notturno op. 27 n. 2 in re bemolle maggiore, composto nel 1835.  Il notturno è una forma che lo ha accompagnato per quasi tutta la sua vita (dai 18 anni fino alla morte), e, generalmente, ha una struttura tripartita. Qui invece si sviluppa come un rondò in cui il tema principale, variato abilmente, si presenta tre volte nella veste originale.

Un altro aspetto della poetica di Chopin ce lo fornisce lo Studio op 25 n. 11 in cui la delicatezza sonora precedente viene sostituita da una dirompente sonorità. Possiamo ammirare ancora una volta il genio chopiniano: una tecnica spaventosa che sposa una grande espressività. Conosciuto come “Vento di inverno” sviluppa l’agilità sul forte ed è inserito nella seconda raccolta di studi pubblicata nel 1837 e dedicata a Marie D’Agoult, la compagna di F. Liszt.

Le quattro mazurke op 33 furono pubblicate, invece, nel 1838. L’ultima del gruppo, in si minore, è la più lunga delle quattro e presenta una melodia iniziale che viene riproposta otto volte(?) alternata ad altri temi in una struttura a rondò. Conclude la sezione chopiniana la Ballata n. 1 in sol m op. 23 venuta alla luce dopo quasi quattro anni di lavoro, dal 1831 al 1835. La ballata strumentale è stata introdotta da Chopin che, decisamente contrario a legare la sua musica a elementi extramusicali, crea uno svolgimento narrativo non letterario ma emotivo attraverso un susseguirsi di atmosfere dai toni ora intimi e calmi, ora eroici, drammatici e impetuosi. Dopo una introduzione carica di mistero e inquietudine che termina con un accordo dissonante, vengono esposti e sviluppati due temi diversi legati da episodi di transizione o temi secondari. Il “Presto con fuoco” finale conclude una delle composizioni più straordinarie del Romanticismo pianistico.

Tre composizioni firmate Liszt aprono la seconda parte. La prima è una parafrasi del quartetto “Bella figlia dell’amore” dal terzo atto dell’opera Rigoletto di Giuseppe Verdi, mentre la seconda è la Romanza in mi minore composta nel 1848 durante una visita a Mosca e basata su una canzone popolare “O pourquoi donc”.

L’Étude n. 3 in sol # minor (Allegretto) è la rielaborazione del motivo dall’ultimo movimento del Concerto per violino e orchestra n. 2 in Si minore di Paganini, detto la Campanella. Liszt rimase folgorato dall’ascolto di Nicolò Paganini nel 1832: “Bisogna che io diventi Paganini”, disse a se stesso improvvisamente. Da allora questa idea non lo abbandonò più (Joseph D’Ortigue, 1835). Il pianista, attraverso gli studi, ricerca la massima esplorazione possibile dello strumento giungendo alla creazione di pezzi straordinari non soltanto dal punto divista virtuosistico.

I due Studi op. 8 n. 2 in Fa# minore e n. 4 in Si maggiore, composti nel 1894, appartengono ai lavori giovanili del compositore russo Alexander Scriabin, uno dei massimi esponenti dell’estetica post-romantica. Si avverte l’influenza chopiniana e lisztiana nella costruzione delle idee tematiche e nell’atmosfera che ricrea. L’ultima composizione, lo Studio n. 5 op. 42 in do # minore, risalente al 1903, esprime una maturità diversa e una scrittura innovativa e originale in cui non mancano arditezze armoniche e tecniche.

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3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Bergontieleonora ha detto:

    Buon onomastico Giuseppe, ☺️.

    Piace a 1 persona

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