Il mare è ricco di tesori da scovare, come le anfore che i Carabinieri TPC hanno appena ripescato dai fondali di Favignana, in Sicilia

Non dovrei stupirmi ancora, il mare nei suoi fondali custodisce innumerevoli tracce e tesori dei millenni umani, delle civiltà che hanno utilizzato le autostrade marine per commerciare, esplorare, dare vita a città e per combattere. Eppure, ogni volta, resto sempre sorpreso come nell’ultimo episodio, appena accaduto, il ritrovamento di tre anfore e frammenti risalenti tra IV e III secolo a.C. riportate in superficie dai Carabinieri TPC dai fondali di Favignana, in Sicilia. Potete osservare le immagini dal video che ho qui inserito e che mi è stato inviato dal Comando del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma.

Inquadro subito dal punto di vista geografico dove tutto questo è avvenuto.

Si tratta della provincia di Trapani.

Favignana o in Lingua Siculo-Trapanese, Faugnana, è un’isola appartenente all’Arcipelago delle Egadi.

Mare tra i colori turchese e smeraldo – dipende dalle condizioni del cielo e dalla natura/profondità dei fondali – un’acqua marina che è del tutto trasparente. Una vera goduria essere lì e passare parte di un proprio periodo di vacanza: ve lo assicuro e lo certifico.

E non ve lo consiglio perché sono siciliano. È proprio un luogo splendido.

L’ultima di queste isole che ho conosciuto è stata Levanzo, la più piccola di quelle abitate, forse la più selvaggia, dove una serie di caverne cela remotissime presenze umane.

La Grotta del Genovese, che ho visitato, ha su molte pareti i resti di pitture risalenti al Paleolitico Superiore, circa 10.000 anni fa. Proprio al largo del lato orientale di questa stessa isola, davanti Cala Minnola, a circa una trentina di metri di profondità, si trovano i resti di un vascello di trasporto dell’Antica Roma e parte del suo carico, una una nave oneraria romana con un carico di anfore vinarie (link Soprintendenza del Mare Regione Sicilia).

Però, di questa avventura a Levanzo racconterò in un altro articolo.

I reperti ritrovati a Favignana, Località Bue Marino

Tornando al tesoro archeologico appena ritrovato al Largo di Favignana (davanti alla Località Bue Marino), si tratta di oggetti risalenti a ben prima della nascita di Cristo. A portare in superficie i reperti, i Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Nucleo di Palermo sotto la guida del Maggiore Gianluigi Marmora, insieme ai militari del Nucleo Subacquei di Messina.

In breve, sono tre anfore fittili italiche del IV secolo a.C. e un’anfora fittile punica del III secolo a.C. Tutte e tre sono rimaste su quel fondale marino dopo un antico naufragio, cosa che fa supporre la presenza di altri oggetti oltre che all’esistenza di resti della stessa imbarcazione che stava trasportando quel carico.

Cercate di immaginare questo tratto di mare all’epoca dell’Antica Roma e, ancora più indietro, nella Sicilia delle Città Stato della Magna Grecia e dei traffici da e per Cartagine, città di origine fenicia. Era una rotta molto trafficata, i porti di interscambio numerosi e non lontano vi furono anche importanti battaglie navali. Il mare quindi nasconde ancora tanta storia, tutta da rinvenire.

Come raccontato dai Carabinieri TPC, l’intervento di ricerca e recupero è stato portato avanti dalle unità subacquee dell’Arma e della Soprintendenza del Mare che hanno scandagliato il fondale individuando quelle importanti anfore.

Tutto è iniziato da indicazioni date dagli archeologi dell’Ente regionale e dai Carabinieri del Nucleo TPC di Palermo. A conclusione delle operazioni, gli antichi manufatti sono stati consegnati ai funzionari della Soprintendenza del Mare.

Alberto Samonà, assessore Beni Culturali della Regione Siciliana

Come sottolineato da Alberto Samonà, assessore ai Beni culturali e dell’Identità siciliana, il ritrovamento da parte della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana è avvenuto a seguito di una segnalazione da parte di Giuseppe Curatolo, della Soc. Coop. Atlantis, che ha individuato i reperti sul fondale durante operazioni di monitoraggio della condotta idrica.

“Il mare di Trapani – sottolinea l’assessore Samonà – continua a rivelarsi ricco di testimonianze che, di volta in volta, ci restituiscono la mappatura di quelli che dovevano essere i traffici commerciali nel Mediterraneo e accrescono la misura delle relazioni esistenti tra la Sicilia e le altre civiltà, sottolineandone indirettamente la centralità. Un patrimonio di conoscenze che diventa prezioso tesoro per rendere sempre più vivida e piena di dettagli un’immagine della nostra Terra come luogo di scambi”.

Adesso gli oggetti passeranno alle valutazioni degli archeologi per ricavarne conferme e ulteriori indizi proprio sulle antiche rotte commerciali in zona, quindi di collegamento lungo la costa tra le varie città del Mediterraneo.

“L’area è risultata ricca di emergenze archeologiche – dice Valeria Li Vigni, direttrice della Soprintendenza del Mare – e apre a nuove possibili indagini da effettuare in modo estensivo e sistematico. A seguito di questo ritrovamento, infatti, stiamo già predisponendo una campagna di ricerca estensiva dell’area con la collaborazione del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e del Nucleo Subacqueo dei Carabinieri”.

I Militari dell’Arma tengono naturalmente a sottolineare come questa operazione faccia parte di una più vasta azione di prevenzione dei siti archeologici marini da parte dei Carabinieri TPC in sinergia con i Comandi dell’Arma della linea territoriale e in collaborazione con la Soprintendenza del Mare. Non solo scoperta e recupero, ma anche difesa dell’importante patrimonio culturale siciliano.

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