“Meravigliosamente un amor mi distringe, e mi tene ad ogn’ora… ”: l’amore del poeta Jacopo-Giacomo da Lentini

Torno per la seconda volta su Jacopo (Giacomo) da Lentini citandone i suoi versi (link al precedente scritto). Compose questo “Meravigliosamente” tra il 1233 e il 1241, un intervallo di tempo non breve, ma queste sono le notizie in merito.

Il poeta, nato e morto a Lentini (1210 – 1260 circa), forse il più antico tra i poeti della scuola siciliana, fu uno dei principali notai (funzionari di Corte) della Curia dell’Imperatore Federico II. Era nominato da Dante – appunto – come “il Notaro”. In questi suoi versi mette in risalto la “meraviglia” suscitata dalla bellezza della poesia e dell’amore.

Quello rappresentato nella lirica è un innamoramento timido? Forse più rispettoso nell’avvicinarsi a tanta bellezza del cuore… più timoroso, prudente. Pur esprimendo i suoi sentimenti, Jacopo guarda l’amata di nascosto, non voltandosi sfacciatamente verso di lei quando la incrocia o la vede per strada: il tutto per non mostrare agli altri il suo grande amore, così da proteggerla. Un’amata che è quasi un’immagine sacra e Jacopo ha il ruolo del credente che dimostra la sua fede anche non vedendola.

La lingua utilizzata è – naturalmente – il Volgare siciliano insieme a provenzalismi e a latinismi, comprese alcune correzioni successive fatte da copisti toscani. Tipici della forma originale: vio che sta per vedo; aggia che sta per abbia; sacciatelo per sappiatelo; zo per ciò; vedrite che sta per vedrete.

1 – Meravigliosamente

un amor mi distringe,

e mi tene ad ogn’ora.

Com’om, che pone mente

in altro exemplo pinge

la simile pintura,

così, bella, facc’eo,

che ‘nfra lo core meo

9 – porto la tua figura.

10 – In cor par ch’eo vi porti,

pinta come parete,

e non pare difore.

O Deo, co’ mi par forte

non so se lo sapete,

con’ v’amo di bon core;

ch’eo son sì vergognoso

ca pur vi guardo ascoso,

18 – e non vi mostro amore.

19 – Avendo gran disio,

dipinsi una pintura,

bella, voi simigliante,

e quando voi non vio

guardo ‘n quella figura,

e par ch’eo v’aggia davante;

come quello che crede

salvarsi per sua fede,

27 – ancor non veggia inante.

28 – Al cor m’arde una doglia,

com’ om che ten lo foco

a lo suo seno ascoso,

e quanto più lo ‘nvoglia,

allora arde più loco,

non pò star incluso:

similemente eo ardo,

quando pass’e non guardo

36 – a voi, vis’ amoroso.

37 – S’eo guardo, quando passo,

inver’ voi no mi giro,

bella, per risguardare;

andando, ad ogni passo

getto un gran sospiro

ca facemi ancosciare;

e certo bene ancoscio,

c’a pena mi conoscio,

45 – tanto bella mi pare.

46 – Assai v’aggio laudato,

madonna, in tutte parti,

di bellezze c’avete.

Non so se v’è contato

ch’eo lo faccia per arti,

che voi pur v’ascondete:

sacciatelo per singa

zo ch’eo no dico a linga,

54 – quando voi mi vedrite.

55 – Canzonetta novella,

va’ canta nuova cosa;

lèvati da maitino

davanti a la più bella,

fiore d’ogni amorosa,

bionda più c’auro fino:

“Lo vostro amor, ch’è caro,

donatelo al Notaro

63 – ch’è nato da Lentino”

Poesia lirica e amorosa – Canzonetta di sette stanze di nove versi settenari, rimati secondo lo schema abc abc ddc (l’ultima è il cosiddetto congedo). Le stanze 1-2 e 4-5 sono capfinida (coblas capfinidas in Provenzale, link Treccaniporto / portiguardo a voi / guardo ‘nver voi). Rime siciliane: ora – pintura – figura (vv. 3, 6, 9); porti – forte (vv. 10, 13); ascoso – incluso – amoroso (vv. 30, 33, 36); avete – ascondete – vedrite (vv. 48, 51, 54).

Trasposizione in Italiano moderno

1 – In modo straordinario
un amore mi stringe
e mi possiede ogni momento.
Come uno che rivolge la mente
a un modello diverso, lo dipinge
in modo simile in un dipinto,
alla stessa maniera, o bella donna, faccio io,

che nel mio cuore
9 – porto la tua immagine.

10 – Pare che io vi porti nel cuore
dipinta come apparite
e non si vede dal di fuori.
O Dio, come mi sembra duro.
Non so se voi sapete
quanto io vi ami con tutto il cuore:
poiché io provo una tale vergogna
che vi guardo solo di nascosto
18 – e non vi rendo evidente il mio amore.


19 – Sentendo un forte desiderio,
dipinsi un dipinto bello,
somigliante a voi,
e quando non vi vedo
guardo quell’immagine
e sembra che io vi abbia davanti:
allo stesso modo di colui che crede
di raggiungere la salvezza grazie alla sua fede in Dio,
27 – sebbene non veda davanti a sé ciò in cui crede.

28 – Mi brucia un dolore nel cuore,
come uno che tiene un fuoco
nascosto nel suo petto,
e quando lo avvolge di più,
allora lì arde con più forza
e può stare chiuso:
in modo simile io brucio
quando passo e non guardo
36 – verso di voi, viso degno di essere amato.

37 – Quando passo, se io guardo verso di voi,
bella donna (è il “bella” del v. 7), non mi giro
per non guardare di nuovo.
Camminando, ad ogni passo,
getto un profondo sospiro
che mi fa respirare con fatica;
e certamente mi angoscio
a tal punto che a mala pena riconosco me stesso,
45 – tanto mi sembri bella.

46 – Vi ho tanto lodato,
o madonna, in tutti gli aspetti
delle bellezze che voi avete.
Non so se vi è stato detto
che io lo faccio per finzione,
perciò voi vi nascondete sempre.
Sappiatelo attraverso dei segni esteriori
ciò che non dico con la lingua,
54 – quando voi mi vedrete.

55 – Canzonetta nuova,
va’ e canta una cosa mai sentita prima;
alzati al mattino presto
davanti alla più bella,
la migliore tra le donne degne di essere amate,
bionda più dell’oro puro (o dell’oro zecchino):
“Il vostro amore che è molto prezioso,
donatelo al notaio
63 – che è nato a Lentini”.

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