Per me vivere momenti speciali, antichi, tradizionali, ha sempre avuto un’attrazione immensa. Senza distinzioni regionali o tra nazioni. Quando però tocco la Sicilia tutto si amplifica. Del resto, appartengo a quell’Isola. Dal 3 febbraio Catania tocca il culmine dei festeggiamenti per Sant’Agata, la sua Patrona.
È un tuffo nella sicilianità più pura, nelle sue profonde radici storiche e religiose, nei paesaggi fisici e umani, nella gastronomia.
Una premessa: in tempi di Covid-19 il piano 2022 per la festa è stato stravolto (niente processioni): l’aggiornamento lo troverete a fondo pagina. Ma dal 2023 tutto tornerà normale.
È vero, do notizie sull’attuale progetto di eventi, ma questo racconto riguarda soprattutto il mio vissuto, quello che la festa è sempre stata prima della pandemia, quando la gente era libera di incontrarsi senza il timore di diventare una minaccia per gli altri e per se stessi. Anche le mie foto ritraggono gli anni scorsi. Una rievocazione del passato che sia speranza viva per il futuro.
Cercate di dimenticare i tempi attuali e provate a immergervi nelle atmosfere che sto per descrivere.

Tra le celebrazioni religiose del mondo, la Festa di Sant’Agata a Catania è fra il quarto il quinto posto nella classifica sulla partecipazione popolare. Quindi, è dopo dopo Santa Rosa a Lima in Perù, la Settimana Santa di Siviglia (Spagna) e il Corpus Domini di Cuzco (Perù). Questo era almeno fino al piombare della pandemia Covid.
In tempi pre Covid la città riusciva ad accogliere quasi un milione di nuovi, temporanei, residenti, curiosi, visitatori nel periodo dal 15 gennaio al 12 febbraio, con il massimo di presenze dal 3 al 6 febbraio.
In vita mia ho avuto la fortuna di ammirare e vivere questa grande festa in alcuni dei suoi momenti massimi, senza considerare il mio periodo da bambino in tutto rivestiva panni particolarmente magico-mistici: del resto gli occhi e la mente di un bambino hanno prospettive del tutto particolari.
Tutto si ripete da secoli fra esplosioni di fede, curiosità, coinvolgimento mistico, nella cornice di un Barocco Siciliano catanese dominato dal nero della pietra lavica intervallata da stucchi e pietra bianchi in forte contrasto a delineare geometrie architettoniche e ad aggiungere rappresentazioni artistiche.


La Festa di Sant’Àjita tra momenti vissuti e particolari curiosi
L’aeroporto di Catania si riempie di catanesi e di loro amici provenienti da tutta Italia e dal mondo. La tradizione secolare ha larvati richiami all’Egitto antico, al culto di Iside e ha pure una seconda celebrazione il 17 agosto, quando si ricorda il ritorno, nel 1126, delle spoglie della Santa da Costantinopoli.
Dall’Italia e dal resto del mondo, arrivavano (e in misura minore oggi arrivano) turisti, fedeli e oriundi catanesi con parenti e amici al seguito. Molti anche gli extracomunitari dell’India: Sant’Agata, già popolare in tutto l’oriente, nel Paese asiatico è adorata come “Saint’Agasthya” nella città di Vijayawada, regione di Hyderabad.
In tempi non pandemici, 100.000/150.000 persone si spargevano lungo il tracciato dei cortei, a qualsiasi ora della notte e del giorno. Ricco il programma che nel passato fu sempre sempre curato e definito dal mai dimenticato Grande Ufficiale Luigi Maina, all’epoca presidente del Comitato dei festeggiamenti.
Cosa accadeva in questi giorni di celebrazione?
Il Fercolo d’argento che porta il reliquiario della Santa per le vie e le piazze di Catania.
Per le strade della città spiccano i “Divoti” o “Cittadini”, riconoscibili dalla loro tunica bianca lunga fino alla caviglia, stretta in vita da un cordone (il Saccu o Sacco Agatino), dai guanti e dai fazzoletti bianchi e dal cappellino in velluto nero.



Loro sono in migliaia. Utilizzando due lunghissime e spesse canape di almeno 130 metri ognuna, tirano per due giorni il “Fercolo” (dal latino fercŭlum) o “Vara”, un carro costruito originariamente nel 1518 dall’artista orafo Vincenzo Archifel che diede al tutto la forma di tempietto rettangolare ricco di figure e ornamenti, rivestito in argento. Opera restaurata per i danni dai saccheggi del 1890 e dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, quelli del 7 aprile 1943.

Nel Fercolo sei colonne corinzie reggono la trabeazione ornata da dodici statuette a tutto tondo rappresentanti i Santi Apostoli, un preambolo alla copertura sormontata dalla croce che troneggia sul mondo, circondata dai simboli della verginità e del martirio, quindi una corona, un giglio e una palma.
Per ruote il “veicolo” ha quattro cilindri in acciaio ricoperti in gomma piena, senza capacità sterzante.
Non ci sono salite e discese che riescono a fermare i Devoti nel trainare e spingere il Fercolo: uno sforzo enorme e, talvolta, ci sono stati anche momenti di pericolo per loro e per la gente accalcata troppo vicina al corteo.

Il busto-reliquiario con le fattezze della dolce Santuzza (opera del 1376, argento massiccio, oro, più di 300 gioielli, realizzata dall’artista senese Giovanni Di Bartolo) e lo scrigno anch’esso in argento, con gli altri resti della Santa, sono entrambi custoditi nel Duomo di Catania per il resto dell’anno. La corona che sormonta la raffigurazione della testa di Sant’Agata (che ne racchiude il teschio), fu donata precedentemente da Re Riccardo Cuor Leone mentre passava per la Sicilia e Catania dalla Terra Santa.

Il Comitato per la Festa di Sant’Agata è stato riorganizzato per questo 2022 e, per la prima volta, a suo capo è una donna, Mariella Gennarino, stilista e imprenditrice di moda catanese che prende il testimone da Riccardo Tomasello.
Altri componenti del Comitato: Rosalba Panvini, Grazia Manuela Banna, Santa Barresi, Maurizio Magnano San Lio, Ettore Mastrojeni, Salvo Lo Giudice.
Il 3 febbraio processione per l’offerta della cera (candele) dalla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace alla Basilica Cattedrale. La tradizione racconta che i ceri donati siano alti o pesanti quanto la persona che chiede la protezione alla Santa. Nei fatti non sempre è così: i venditori mettono a disposizione candele della colorazione standard (giallo carico, quasi ocra), molto lunghe, ma appena più spesse di normali ceri. Nella prima processione sono state sempre presenti le autorità di Catania, civili e religiose, le Candelore (“macchine” portate a spalla da membri delle corporazioni delle professioni) e le due carrozze settecentesche un tempo utilizzate dal Senato cittadino. E ancora, cavalieri appartenenti al Sovrano Militare Ordine di Malta, all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, solo per citarne alcuni.



Da rammentare un particolare importante: molti passaggi della Festa sono scanditi dai fuochi d’artificio. Perché? Non è solo per un normale gusto del fantastico. Questi fuochi hanno invece un profondo significato perché ricordano il martirio sulla brace subito dalla Santa e il fatto che lei vigila costantemente sulla salvezza di Catania, tiene d’occhio la lava dell’Etna, tutti gli incendi e i terremoti: invocata dai cittadini, per ben quindici volte Sant’Agata ha salvato la città dalle eruzioni, dall’anno 252 al 1886.
Per il 4 febbraio 2022, esposizione delle reliquie e “Messa dell’Aurora” al Duomo, il tutto dalle 6 del mattino (estremamente suggestiva), celebrata quest’anno dall’Amministratore Apostolico anche in diretta streaming sul canale Facebook (link) e su quello di YouTube (link) dell’Arcidiocesi di Catania. Dopo quel momento, nelle scorse annate non pandemiche, iniziava la “visita” della Santa per le vie di Catania.



Cosa sono le Candelore? Ce n’è una per ogni antica corporazione dei mestieri. Sono grandi e imponenti torri in legno dorato che simboleggiano ceri votivi. Sono di differenti dimensioni, dal peso che varia dai 500 ai 700 chili, ornate con lampade e rappresentazioni sacre. Sono portate a spalla da 8 o 12 uomini appartenenti alle congregazioni, persone che si alternano con i loro confratelli che li accompagnano lungo il percorso, uomini esperti nella “annacata”, un movimento simile a un balletto che i portatori fanno compiere alle strutture.
“Cittadini, evviva Sant’Aita! Talia, ave du’ occhi ca parunu du’ stiddi è ‘na vucca ca pari ‘na rosa! Siti divoti a Sant’Aita? Cittadini, semo tutti devoti tutti?”, urla un Devoto.
“Cetto, cetto” rispondono all’unisono in centinaia sventolando il guanto o il fazzoletto bianco che trasforma vie e piazze in una marea bianca increspata come fosse schiuma di onde marine.
Mentre la Vara passa tra la folla, tutto questo si ripete per giorni con alcune variazioni.


Le specialità di gusto catanese per Sant’Agata
Tipicità gastronomiche per la grande festa? Le “Minnuzze di Sant’Ajta”, piccole cassate che riproducono il seno della Santa ricollegandosi al suo martirio (III secolo d.C.), il taglio delle mammelle appunto.
Poi le “Olivelle” o “Olivette di Sant’Agata” di semolato di zucchero, mandorle e pistacchio: queste ricordano l’ulivo che nascose miracolosamente Agata mentre era braccata dai legionari romani.
Nel panorama della tipica offerta culinaria anche le griglie mobili per arrostire carne di cavallo.
Infine, il tocco gattopardesco con le case nobili che si aprono su un universo di tavole imbandite, cene favolose, come quella al Palazzo del Barone Mario Ursino, edificio con balconi proprio su via Etnea dove passerà il corteo.
Ricorderò sempre i grandi convivi del Barone: nel salone grande del suo palazzo tra via Etnea e piazza Cavour, un trionfo di oltre trenta portate, servite in saloni con vista sui Devoti che reggono colossali ceri accesi attendendo di veder passare la processione.
E a preparare molti piatti era lo stesso Barone che ha sempre pescato nel vastissimo patrimonio delle tradizionali ricette siciliane. Un vero tuffo gattopardiano ricco di simpatia e allegria. Il classico e dorato sformato di anelletti di pasta con polpettine al ragù troneggiava sul resto, sui piatti e sui contorni nel classico agrofolce siciliano, le portate di carne e di pesce.
Poi la fine della cena tra dolci tipici, primi fra tutti cannoli, Minnuzze, torte Savoia. Da lì la lunga attesa della Santa che solo nel profondo della notte sarebbe passata sotto i balconi del palazzo salutata da fuochi d’artificio in piazza.
Aggiungo: non sono da meno le case altoborghesi anche se l’atmosfera differisce…
Programma Festa di Sant’Agata dal 3 febbraio 2022
Nei giorni 3, 4, 5 e 12 febbraio dalle ore 8 alle ore 20,30 la Basilica Cattedrale rimarrà aperta per accogliere i fedeli che potranno partecipare alla Santa Messa.
Secondo le norme sanitarie vigenti, in Cattedrale saranno ammessi i fedeli nel numero consentito con la mascherina ed il giusto distanziamento. Al termine di ogni celebrazione i fedeli che hanno partecipato alla Messa saranno invitati ad uscire per la necessaria sanificazione. Si procederà poi all’ingresso di quanti vorranno partecipare alla celebrazione successiva.
Le Sante Messe saranno celebrate alle ore 8,30; 10,00; 11,30; 13,00; 16,00; 17,30; 19,00.
La benedizione dei sacchi sarà impartita al termine di ogni Messa rimanendo ciascuno al proprio posto. I sacerdoti saranno disponibili per le confessioni.
- Venerdì 04 febbraio
Ore 06: L’Amministratore Apostolico, in diretta streaming sui canali FB e YouTube dell’Arcidiocesi, partecipa insieme al Signor Sindaco-reggente della Città alle operazioni di apertura del sacello e presiede la Messa dell’aurora. Al termine della celebrazione il Busto-Reliquiario della Santa Patrona sarà riposto nel sacello.
- Sabato 05 febbraio – Solennità di Sant’Agata vergine e martire
Ore 06: S. E. l’Amministratore Apostolico in diretta streaming sui canali FB e YouTube dell’Arcidiocesi, partecipa insieme al Signor Sindaco-reggente della Città alle operazioni di apertura del sacello e presiede la Santa Messa. Al termine della celebrazione il Busto-Reliquiario della Santa Patrona sarà riposto nel sacello.
- Dal 6 all’11 febbraio in Cattedrale celebrazioni dell’ottavario
- Domenica 6 febbraio: Sante Messe alle ore 08,00; 09,30; 11,00; 18,00.
- Lunedì 6/Venerdì 11: Sante Messe alle ore 10,00 e alle ore 18,00 all’altare di Sant’Agata.
- Martedì 8 febbraio: ore 17,30, ordinazione di due Diaconi.
- Sabato 12 febbraio – Chiusura delle Celebrazioni – Ore 6: L’Amministratore Apostolico in diretta streaming sui canali FB e YouTube dell’Arcidiocesi, partecipa insieme al Signor Sindaco reggente della Città alle operazioni di apertura del sacello e presiede la Santa Messa. Al termine della celebrazione il Busto-Reliquiario della Santa Patrona sarà riposto nel sacello.
Programma definito a Catania il 27 gennaio 2022
Giornate belle ricche, a quanto pare… 🙂
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Faccio rivivere giornate come erano in pre pandemia. Magiche, divertenti, curiose. Ho scoperto aspetti siculi, anche nella lingua, che non conoscevo. In epoca pandemica, come quest’anno, non si vedrà nulla di tutto questo purtroppo. Diciamo che la mia è una retrospettiva nostalgica scaccia Covid 😷😄😜
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Sì, beh, sarebbe strano vedere immagini odierne in linea con quelle che hai inserito nell’articolo.
Ogni tradizione popolare, di solito, affonda le proprie radici in qualcosa anche più profondo di quello in cui si è trasformato nel corso dei secoli e anche la lingua stessa, a volte, riesce a mantenere degli appigli che al di fuori del contesto non hanno alcuna rilevanza.
Bravo, perché questo tipo di lavoro richiede costanza e dedizione.
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Per adesso bisogna adeguarsi e aspettare tempi in cui anche l’affollato contatto umano sarà nuovamente possibile. Tornare “normali”. Rimane appunto l’ancora di sentimenti, del “sentirsi parte” che sono stati motore della trasformazione e caratterizzazione linguistico-culturale, quelle che riporteranno le persone in piazza.
Grazie a te!
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L’ha ripubblicato su Il Grifone, l'artiglio, la penna e la forchettae ha commentato:
Ci siamo, dal 3 febbraio a Catania si arriverà al culmine delle celebrazioni per Sant’Agata, Patrona della città. La novità di quest’anno, come preannunciato nell’articolo che pubblicai in precedenza e che troverete qui sotto, tornano i festeggiamenti come erano prima della pandemia Covid-19, come sottolineato da Claudio Consoli, da nove anni Maestro del fercolo che trasporta lo scrigno e le reliquie di Sant’Agata: la “macchina” che è dedicata a questo trasporto è tutt’altro che facile da gestire, in argento cesellato con struttura portante, trainata a forza di braccia da migliaia di fedeli che si alternano nei giorni delle processioni, il tutto fendendo la folla di catanesi e di concerto con altri elementi che fanno parte della sfilata, prime fra tutte le candelore cui altri devoti, a spalla, danno movimento e la celebre “annacata” in momenti di pausa nel percorso in cui le candelore ruotano, dondolano. Annacata e annacare, termine e verbo siciliani, risalgono a una radice linguistica del 1500, e significa movimento, muoversi, cullarsi e cullare, il dondolio e dondolarsi, ma non solo: anhänger è il termine originario del 1535, indicante un rimorchio, dovuto alla presenza nell’Isola di mercenari tedeschi agli ordini dell’Imperatore Carlo V. Da lì il termine “naca” che sta per culla.
L’immersione nella tradizione plurisecolare torna con forza in questo 2023 insieme al libero (nella sua manifestazione) sentimento popolare, religioso e, come è logico attendersi, anche gastronomico. Ogni vostra curiosità, anche storica, sarà appagata nell’articolo che ripubblico più in basso.
Adesso qui aggiungo richiami solo al programma 2023.
Venerdì 3 febbraio
– ore 12 – L’inizio della festa con la “processione dell’offerta della cera”. A bordo dell’antica e raffinata Carrozza del Senato, le autorità cittadine, di norma il Sindaco, ma quest’anno sarà il commissario, percorreranno un tragitto che le porterà dal Palazzo degli Elefanti in piazza Duomo, sede del Comune, fino alla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace, detta “a carcaredda“, dove sarebbe stata martirizzata Sant’Agata.
In Cattedrale si svolgerà il solenne “Te Deum”, eseguito dalla Cappella Musicale del Duomo diretta dal Maestro monsignor Giuseppe Maieli, all’organo il Maestro Piero Figura.
– ore 20 – Uno dei momenti più attesi dalla gente: l’appuntamento con i fuochi d’artificio “d’a sira o Tri” (dovrebbe essere però da villa Pacini). Sottolineo che lo spettacolo pirotecnico ha un suo preciso significato, non è solo un momento visivo, ma ha una sua giustificazione storica (da leggere nell’articolo richiamato più in basso).
Sabato 4 febbraio
Apertura delle porte della Cattedrale prima dell’alba: potranno entrare i fedeli e devoti pronti a salutare la Santa.
– ore 05,15: Esposizione delle Reliquie della Patrona. Il Busto reliquiario viene portato fuori dalla cameretta in cui viene conservato durante tutto l’anno.
– ore 06: “Messa dell’Aurora”, la più sentita ed emozionante e posso assicurare che l’atmosfera è particolarmente suggestiva. Subito dopo Sant’Agata torna ad abbracciare Catania nella trionfale uscita su Piazza Duomo che dà l’avvio alla prima processione. È il così nominato “giro esterno” che segue il percorso delle antiche mura cittadine, toccando i luoghi del Martirio e il cuore popolare di Catania.
Domenica 5 febbraio
– ore 08: Santa Messa nella Chiesa di Sant’Agata alla Badia.
– ore 10,15: L’arcivescovo e le autorità ecclesiali si muoveranno in corteo dal Palazzo Arcivescovile fino alla Cattedrale per il Solenne Pontificale. L’antica basilica resterà aperta tutto il giorno per consentire ai devoti di rendere omaggio a Sant’Agata.
– ore 17: Uscita del Busto reliquiario su Piazza Duomo per la processione del “giro interno”. Il corteo attraverserà il centro storico della città in un lento percorso che si concluderà il 6 febbraio dopo il suggestivo passaggio da Via Crociferi, strada che è trionfo dell’architettura barocca, con il saluto dal canto delle Monache Benedettine. Poi il rientro in Cattedrale.
I festeggiamenti andranno avanti fino al 12 febbraio, ma il massimo è incentrato nei giorni appena descritti.
L’accesso all’area centrale di Catania e al percorso dei festeggiamenti principali avverrà da varchi dedicati e controllati dalle Forze di Polizia o da squadre di volontari della Protezione Civile. Via Dusmet rimarrà libera perché avrà la funzione di importante via di fuga in caso di emergenza.
Tutto predisposto e programmato dal Comitato per i festeggiamenti presieduto da Mariella Gennarino: “Il giorno 3 alla sera – ha sottolineato la Gennarino al Quotidiano di Sicilia – l’afflusso sarà più numeroso (ndR: molto maggiore che negli anni passati) per consentire a più devoti di stare vicini alla Santa e di godere di più anche dello spettacolo che proporremo, dal titolo Sant’Agata nel mondo. Porteremo delle opere d’arte sparse nel mondo che proietteremo sulle facciate dei quattro palazzi di piazza Duomo. Ci sarà il coro Tovini e i fuochi spettacolari saranno da villa Pacini”.
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