Saccheggiavano siti archeologici e collezioni in Puglia e non solo. Nel gruppo criminali erano all’opera intere squadre di tombaroli in aree campane, lucane e pugliesi, poi l’organizzazione vendeva i reperti in Italia e all’estero grazie a trafficanti che erano operativi nel mercato clandestino delle opere d’arte, poi il passaggio anche in case d’asta. Questo è il primo bilancio dell’Operazione Canusium dei Carabinieri TPC-Tutela Patrimonio Culturale. Eseguiti 21 arresti e 50 perquisizioni su ordine della Procura della Repubblica di Trani che ha inserito 51 persone nella lista degli indagati. Ad agire i Carabinieri dell’Arte insieme al Ros (Reparto Operativo Speciale) e allo Squadrone eliportato “Cacciatori Puglia”: coinvolti più di 300 militari dell’Arma tra Puglia, Basilicata (a Lavello e a Palazzo San Gervasio nel Potentino), Campania (in provincia di Salerno, ad Agropoli e a Lustra), Abruzzo (a L’Aquila), Lazio (a Ciampino) e Trentino Alto Adige (a Lavis).
Sono noti i nomi di coloro che sono finiti in carcere o agli arresti domiciliari od obbligati alla firma in un presidio di polizia giudiziaria. Le imputazioni riguardano quelle di aver portato avanti scavi clandestini, ricettazione e illecita commercializzazione – nazionale e internazionale – di reperti archeologici.
“Grazie allo straordinario apporto investigativo dei Carabinieri dell’Arte – ha rimarcato il dottor Renato Nitti, procuratore della Repubblica al Tribunale di Trani – l’indagine ha consentito di accertare e frenare un’impressionante azione predatoria a danno del patrimonio archeologico del nostro territorio, della eccezionale ricchezza culturale di Canosa”.
Durante l’Operazione Canusium sono stati trovati e sequestrati 3.586 beni archeologici, antiche monete (in oro, argento, bronzo) e ceramiche in diverse regioni d’Italia. Oggetti di valore storico artistico inestimabile e dal grande valore commerciale. Sequestrati anche 60 metal detector e strumenti per gli scavi utilizzati dai criminali per individuare le sepolture e raggiungerle.
I ritrovamenti e i sequestri sono avvenuti a:
- Minervino Murge (BT) e Canosa di Puglia (BT): sequestro di nr. 1.234 reperti di cui 748 monete in bronzo e argento; 398 tra bracciali, anelli, fibule e medaglie in bronzo; 35 pesi da telaio; 29 elementi in pasta vitrea; 24 tra brocche, olle, piatti, unguentari e miniature, riferibili verosimilmente al IV-III sec. a.C., oltre a 2 metal-detector e attrezzature per le ricerche clandestine;
- Ordona (FG): 6 monete in argento, riferibili al periodo romano repubblicano (III-II sec. a.C.); 3 monete in bronzo (asse e sesterzi), riferibili al periodo romano imperiale (I sec. a.C.), tutte con caratteristiche di rarità e pregio;
- Spinazzola (BT): 179 reperti di cui 125 monete in argento e bronzo; 18 pesi da telaio; 12 elementi in metallo; 24 tra crateri a campana, stamnos, brocche, coppe, statuette, piatti, skyphos, epichysis, kantharos, vasi miniaturistici, lucerne e fusi ceramici, risalenti ad un periodo verosimilmente compreso tra il IV ed il II sec. a.C., oltre ad arnesi da scavo e 2 metal-detector;
- Spinazzola (BT): 2 metal-detector e altri attrezzi per lo scavo clandestino;
- L’Aquila: 91 monete archeologiche in argento di epoca II-I sec. a.C.; 4 monete archeologiche in bronzo attestabile al II-I sec. a.C.;
- Troia (FG): 25 monete archeologiche in bronzo di datazione tardo imperiale romana; 1 oggetto fittile di datazione tardo imperiale romana-medioevale; 3 metal-detector, 3 coltelli e attrezzature varie per le ricerche clandestine;
- Ciampino (RM): 364 monete archeologiche in argento e bronzo di epoca imperiale romana;
- Lavis (TN): 1.679 monete archeologiche in argento e bronzo, di zecche magno greche, romane e bizantine, databili tra il IV sec. a.C. e il III sec. d.C.
“Un successo investigativo – ha detto il Generale di Brigata Vincenzo Molinese, Comandante dei Carabinieri TPC – operazione che, tuttavia, dimostra in modo inequivocabile come il nostro territorio custodisca ancora incommensurabili tesori preda di tombaroli e trafficanti senza scrupoli. Su questo fronte e su quello dei recuperi all’estero sono impegnati costantemente i Carabinieri dell’Arte che si giovano del sostegno concreto e fattivo del Ministero della Cultura italiano!”.








Per rintracciare molti dei beni rubati da scavi archeologici e piazzati sul mercato clandestino internazionale è stato prezioso l’uso della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” anni fa creata dai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, un archivio vastissimo con oltre 1,3 milioni di file che riguardano opere da ritrovare, ognuna con una sua scheda descrittiva comprensiva di immagine. Il raffronto stilistico/archeologico con questa serie di dati permette di comprendere la provenienza geografica di molti reperti rintracciati anche online.
Perché all’operazione è stato dato il nome Canusium?
Tutto è incentrato su Canosa di Puglia la cui antica denominazione latina è proprio Canusium o Kανύσιον in greco. Nel lontano VIII secolo a.C. si sviluppò l’originario nucleo urbano.
Il gruppo di criminali che saccheggiava i siti archeologici e che rivendeva i reperti ottenuti dagli scavi clandestini, aveva la sua base principale proprio a Canosa di Puglia.
La ragione originaria del nome Canusium potrebbe giungere dalla derivazione dal latino canis e quindi cane, animale sacro alla greca Afrodite che qui aveva un centro di culto. Ma il nome della città potrebbe derivare direttamente dal greco χάνεον che sta per cesta di vimini, per i tanti salici che crescono lungo le rive del fiume Ofanto.
La leggenda racconta comunque che Canusium sia stata fondata da Diomede. Passò sotto il dominio romano nel 318.
Nota per l’industria della lana, ma anche per quella delle ceramiche ritrovate nella nostra epoca dalle tombe della città e dalle necropoli di tutta la Puglia attraversando secoli di storia: dalle produzioni che precedono l’influenza greca, non dipinti e con decorazioni geometriche, poi i vasi listati che presentano un’unione di decori a fasce parallele, geometrici e figurati. Poi la ceramica a vernice nera con figure rosse di chiara influenza ellenica.
Dopo le devastazioni delle invasioni barbariche negli ultimi tempi dell’Imero romano, la città risorse in epoca longobarda per essere nuovamente distrutta tra l’840 e l’870 durante le incursioni saracene.
Ricostruita di nuovo intorno al 965, si sviluppò molto durante il dominio normanno degli Altavilla. Da quel momento alterne vicende storiche, Canusium-Canosa sopravvisse e prosperò durante i cambiamenti di potere prendendo anche chiara posizione come durante il conflitto Spagna-Francia nel XVI secolo preferendo la Corona iberica. Poi nelle mani del vescovo di Andria dal 1818.