Le forme dell’Amore e i ruoli dei sessi, Rivelazione e Scienza: San Tommaso d’Aquino, tra posizioni moderne e forma mentis del XIII secolo

Si ama ciò che è simile ma anche ciò che è opposto.

Così si espresse San Tommaso d’Aquino, religioso, teologo e filosofo italiano del XIII, affermazione che lascia in un certo qual modo stupefatti vista l’epoca in cui fu pronunciata. Non si può che rimanere sorpresi mettendo a confronto con le intolleranze di oggi o riflettendo sulle più strampalate teorie social (e non solo) riguardanti il modo di amare l’altro/a, la possibilità di avvicinarsi al simile o al diverso caratterialmente o socialmente.

Premetto, come sempre, che questo scritto non ha nessuna velleità di trattato, ma mette in luce degli aspetti che possono essere utilizzati per pensare, approfondire, confrontarsi. Del resto, “Affermare raramente, negare di rado, distinguere sempre”.

Nel 1200 la profondità di pensiero non era per tutti, è vero. Lo era ancora di più in quanto la preparazione, lo studio e il saper scrivere stesso erano circoscritti e consentiti a un numero ristrettissimo di persone… e San Tommaso d’Aquino era quinto figlio di Landolfo dei conti di Aquino e di Teodora Galluccio, contessa di Teano.

Il teologo-filosofo tentò di riconciliare la filosofia aristotelica con la teologia di Sant’Agostino.

Quasi otto secoli fa circa.

Però oggi, in pieno XXI secolo, con la disponibilità moltiplicata e diffusissima della preparazione scolastica, dobbiamo convivere spesso con varie forme di oscurantismo o fondamentalismi che non avrebbero motivo di esistere.

Ciò che si accetta per fede sulla base della rivelazione divina non può essere contrario alla conoscenza naturale… Dio non può indurre nell’uomo un’opinione o una fede contro la conoscenza naturale… tutti gli argomenti contro la fede non procedono rettamente dai primi principii per sé noti

San Tommaso d’Aquino, Summa contra Gentiles, I, 7

È quindi impossibile (semplifico) che una verità di fede possa essere contraria a quei principi che la ragione conosce per natura. Le cose che si tengono per fede, derivando dalla rivelazione divina, non possono essere mai in contraddizione con le nozioni avute dalla conoscenza naturale.

Il fulcro della riflessione di San Tommaso fu la relazione tra fede e ragione rivendicando per la stessa teologia il carattere di scienza. Dio, Ipsum esse subsistens, è creatore della realtà: compito della scienza teologica è quello di illustrare gli aspetti di Dio che possono essere compresi dalla ragione umana che, creata essa stessa da Dio, a lui si rivolge per riceverne illuminazione. Inoltre, la filosofia è ancilla theologiae e regina scientiarum visto che fede e ragione sono entrambe doni di Dio e non possono entrare in conflitto.

Il teologo-filosofo è comunque frutto dei suoi tempi, della Teologia/Scienza del XIII secolo. Nelle sue teorizzazioni coesistono piene contraddizioni che in quell’epoca storica avevano un senso nella loro coesistenza. Uno dei sintomi di questo status è quanto Tommaso espresse sulla natura della donna.

[…] rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e manchevole […]

Infatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un essere perfetto simile a sé, di sesso maschile, e il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da un’indisposizione della materia, o da una trasmutazione causata dal di fuori, per esempio dai venti australi, che sono umidi, come dice il filosofo (ndR: riferendosi ad Aristotele).

Rispetto invece alla natura nella sua universalità, la femmina non è un essere mancato, ma è espressamente voluto in ordine alla generazione. Ora, l’ordinamento della natura nella sua universalità dipende da Dio, il quale è l’autore universale della natura. Quindi, nel creare la natura, egli produsse non solo il maschio, ma anche la femmina. Ci sono due specie di sudditanza. La prima, servile, è quella per cui chi è a capo si serve dei sottoposti per il proprio interesse: e tale dipendenza sopravvenne dopo il peccato. Ma vi è una seconda sudditanza, economica o politica, in forza della quale chi è a capo si serve dei sottoposti per il loro interesse e per il loro bene. E tale sudditanza ci sarebbe stata anche prima del peccato, poiché senza il governo dei più saggi sarebbe mancato il bene dell’ordine nella società umana. E in questa sudditanza la donna è naturalmente soggetta all’uomo: poiché l’uomo ha per natura un più vigoroso discernimento razionale.

[…] la diversità dei sessi rientra nella perfezione della natura umana.

Il Signore ha creato l’uomo, poi ha voluto creare la donna per dargli un aiuto simile a lui. […] L’aiuto non è per qualsiasi altra opera, come alcuni hanno detto. […] Infatti, per qualsiasi altra opera un maschio potrebbe essere aiutato più opportunamente da un altro maschio che da una femmina. L’aiuto quindi è per la generazione.

– Era conveniente che la donna fosse formata dalla costola dell’uomo. Primo, per indicare che tra l’uomo e la donna ci deve essere un vincolo di amore. D’altra parte la donna «non deve dominare sull’uomo» [1 Tm 2, 12], e per questo non fu formata dalla testa. Né deve essere disprezzata dall’uomo come una schiava: perciò non fu formata dai piedi.

I, 92, 1 – La Somma Teologica. Sola trad. italiana: Volume 1 – Prima Parte, Edizioni Studio Domenicano, p. 831, ISBN 978-88-7094-224-8.

A livello dell’anima non c’è differenza tra uomo e donna, ma tutto cambia nella vita terrena come diversità tra i sessi, i loro compiti, la “naturale” sudditanza di uno all’altro per il miglior ordine del Mondo.

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